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Marino: "Sono storie non vere"

Il senatore del Pd attacca il Foglio

C'è qualcuno che ha ''intenzione di sporcare il dibattito del congresso creando ad arte delle storie non vere''.

Così Ignazio Marino, il senatore del Pd candidato alla segreteria del partito, respinge le accuse di aver fornito ai suoi vecchi datori di lavoro dell'università americana di Pittsburgh delle note spese truccate. Accuse documentate dal quotidiano di Giuliano Ferrara

Intervistato da Repubblica, il chirurgo ricostruisce il suo rapporto con l'universàtà di Pittsburgh, per conto della quale aveva aperto un centro trapianti a Palermo: ''E' stato un idillio per i primi due anni, fino al 2001. Poi sono cominciate le gare per la costruzione del nuovo edificio, per le attrezzature d'avanguardia. Per esempio, ho mandato a monte un appalto da 100 miliardi di vecchie lire. L'aveva vinto una ditta in odore di mafia''. Quindi riguardo quelle note spese che lui avrebbe gonfiato dicirca 8 mila dollari, Marino ribatte di aver gestito spese per ''20 milioni di euro. E 8.000 dollari quanti sono? 5 mila euro. Ci sono state delle discrepanze nel corso degli anni, a volte i conti li correggevamo noi, altre li correggevano loro''.

Intanto però il Foglio ha pubblicato in forma integrale un documento riservato datato 6 settembre 2002: è la lettera- fax con la quale l’amministrazione dell’Università di Pittsburgh avrebbe imposto a Marino di dimettersi senza condizioni da tutti gli incarichi legati alla prestigiosa Upmc, perchè sono state rilevate "irregolarità amministrative" che poi vengono quantificate in 8 mila dollari di rimborsi spese, accumulati nel corso di quasi dieci anni, ritenuti irregolari perché basati su ricevute presentate in copia alla stessa amministrazione sia in Italia sia negli Usa.

Accuse che trovano la solidarietà dei compagni di squadra di Marino, oltre che competitor nella sfida delle primarie. Così Pier Luigi Bersani: "Conosco da tempo Marino, ne ho grandissimo rispetto e stima. Non so se lui risponderà o vorrà precisare e non so neppure da dove arrivino questi documenti, ma per come l’ho conosciuto voglio ribadirgli la mia stima". Mentre la squadra di Dario Franceschini si affida a una dichiarazione di Mario Adinolfi: "Non dobbiamo permettere a elementi esterni di avvelenare i pozzi del congresso. Si tenta di sporcare l’immagine di uno scienziato di indubbia fama che è una risorsa preziosa di questa sfida interna al Pd, con un metodo che non è degno dell’elegante quotidiano di Giuliano Ferrara".

Distante, invece, è la Bindi che aspetta chiarimenti: "Anch'io -spiega- attendo una spiegazione vera. Da ministro della Sanità accompagnai la nascita dell'Istituto e quando poi Marino si dimise, disse anche a me che era stritolato dai 'poteri forti' siciliani. Non mi piace essere presa in giro, per cui ora vorrei la verità".