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Mills confessa le sue "bugie"

"Chiedo scusa a Silvio Berlusconi”

Ammette di aver commesso degli errori, corregge e smentisce le sue stesse dichiarazioni e prova a smantellare quel castello di carta costruito dalle proprie mani.

Così David Mills, l’avvocato inglese sotto processo per corruzione in atti giudiziari, confessa di non aver mai preso i soldi né dalla Fininvest né da Silvio Berlusconi, e per questo porge le sue “profondissime scuse” a chi è stato vittima dei suoi sbagli.

Così, in un memoriale di otto pagine inviato ai giudici della decima sezione penale, prova a convincerli di non essere il testimone corrotto che la Procura di Milano lo accusa di essere: dunque, non ha mai ricevuto soldi per mentire quando, nel 1998, venne interrogato sulla struttura del comparto estero del Biscione. Insomma, scrive nella lettera, “è doveroso dire che ho fatto degli errori, ho condotto male i miei affari e ho causato molti fastidi a delle persone che non hanno in nessun modo meritato tale guaio. Ma non sono mai stato corrotto né da Carlo Bernasconi (manager Fininvest scomparso poco dopo, ndr) né dal dottor Silvio Berlusconi o da qualsiasi altra persona”. Tutto, spiega Mills, inizia il 23 gennaio 2004, quando il fisco inglese gli comunica di avere scovato sui suoi conti 600mila dollari non dichiarati. Sono soldi che vengono - e il processo lo ha poi confermato - da un altro suo cliente, l’armatore Diego Attanasio.

Ma Mills allora non può dirlo. Rischia di essere incriminato dalla giustizia di Sua Maestà, che con gli evasori non è tenera. Di qui, la sua bugia: “Ho una memoria chiarissima del momento in cui, il pomeriggio del sabato 31 gennaio 2004, mi colpì l’idea di attribuire i proventi ad un altro amico, Carlo Bernasconi, il quale era defunto improvvisamente nel 2001”. Nasce così la lettera al fiscalista, “questa disastrosa lettera”, ammette, in cui si parla dei tricky corners, dei trucchetti durante le testimonianze. Dettagli che “erano arricchiti per rendere più credibile la storia”. E così nasce anche la confessione davanti ai pm milanesi Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo.

“Nel corso della mia attività professionale - aggiunge Mills - moltissime persone si sono fidate della mia integrità, nessuno di loro ha mai avuto ragione di lamentarsene. Ma con mio grandissimo rammarico sia il dottor Attanasio che il dottor Berlusconi sono stati vittime dei miei errori quindi colgo questa occasione per porgere le mie profondissime scuse a tutti e due, per i disagi che questa faccenda ha causato”.

Ma Gabriella Vanadia, avvocato dello Stato per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, parte civile nella causa, chiede invece di affermare la responsabilità del legale inglese. Per la Vanadia, Mills ricevette davvero 600mila dollari da Carlo Bernasconi , per conto di Berlusconi quale “ricompensa” per aver reso due testimonianze quanto meno omissive, così sostiene l’accusa, nei processi milanesi sulla Guardia di finanza e su All Iberian dove l’imputato era il presidente del Consiglio (attualmente “congelato” nel processo per via del lodo Alfano, ndr).

Eppure, l’avvocato inglese insiste. “Non c’era coercizione, ma dopo dieci ore di interrogatorio, davanti a due pm uno dei quali uno agiva da amico, l’altro un po’ più ostile, tutti e due insistenti e scettici, avevo il morale a terra. Il forte timore di essere arrestato – scrive ancora - mi spinse ad insistere nella bugia: senz’altro un errore, ma nelle circostanze menzionate, un errore comprensibile. In ogni caso, anche dopo avere firmato il verbale, non pensavo affatto che avessi confessato un atto corruttivo. Non c’era mai stato un accordo per rendere testimonianze false, non c’era mai stata la volontà di favorire Berlusconi”. Quindi così conclude: “Sono innocente delle accuse e mi affido con serenità al vostro giudizio”. Ma bisognerà attendere la sentenza del 17 febbraio per vedere se è riuscito a convincere i giudici milanesi.