FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Riccio:"Era la cosa giusta da fare"

Il medico che ha staccato la spina

Prima intervista al Giornale di Mario Riccio, il medico di Cremona che ha ammesso di aver aiutato mercoledì scorso Piergiorgio Welby a morire e che ora rischia 15 anni di carcere per omicidio colposo.

Il sanitario è sereno e parla di un "processo kafkiano" che, in caso di incriminazione, verrebbe intentato nei suoi confronti. "Sono calmo e tranquillo - dice il medico -, a posto sia con la mia coscienza che con la legge".

La Digos lo ha già interrogato a lungo, poi sarà l'ordine dei medici a valutare il comportamento deontologico di Riccio che rischia anche la radiazione dall'albo. Lui, medico anestesita di Cremona, è sereno: "Secondo me non ci sono pericoli. Un'incriminazione? Sarebbe come il "Processo di Kafka". Spero che giuridicamente non accada nulla perché era doveroso intervenire". Riccio spiega che il suo intervento si è limitato a interrompere le cure e che in nessun caso si può parlare di eutanasia. Un intervento, dice che, d'accordo con il paziente, avviene normalmente negli ospedali.

"E' una situazione che io vedo e vivo continuamente nel mio reparto di terapia intensiva, dove capita spessissimo di fare queste scelte, quando medici e parenti concordano di rinunciare all'accanimento terapeutico...Che senso ha far soffrire ancora chi si trova in certe condizioni?". Riccio si sofferma sul fatto che nel caso di Welby si sia trattato di un intervento fuori dal comune, dato la pressione mediatica e politica che gravava sul caso.

"Mi hanno chiesto se ero disponibile a realizzare il desiderio di Piergiorgio, io ho risposto di sì, ho detto che non vedevo ostacoli, ritenendolo un diritto riconosciuto e ampiamente praticato", spiega Riccio che ha incontrato Welby solo lunedì, intrattenendosi con lui a lungo per sondare la sua volonta che peraltro ha trovato ferma e decisa. "Lui voleva che io prima interrompessi la terapia ventilatoria e che solo dopo lo sedassi. Gli ho spiegato che questo deontologicamente non si poteva fare, che semmai doveva essere il contrario. Voleva essere sedato per bocca, però nemmeno questo era possibile. Non potevo farlo soffrire. Alla fine di è convinto".

"Mi sento tranquillo - conclude Riccio - sia dal punto giudiziario, che da quello medico e deontologico. Sono convinto di aver fatto la cosa giusta".