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Il Parlamento approva l'indulto

Di Pietro: "Una resa dello Stato"

Con 245 'si', 56 no e 6 astensioni l'indulto passa al Senato e dal giorno dopo la pubblicazione sulla gazzetta Ufficiale (cosi' prevede la norma transitoria del provvedimento) sara' legge dello Stato.

La maratona per arrivare a questo risultato e' stata aspra, ma soprattutto alla Camera. Nelle 48 ore di permanenza al Senato, il testo che prevede lo sconto di pena per chi ha commesso reati fino al 2 maggio del 2006, ha avuto vita piu' tranquilla: An non ha fatto ostruzionismo. Antonio Di Pietro non s'e' fatto vedere.

E i senatori dell'Idv, nonostante la pioggia di emendamenti presentati in commissione e in Aula, hanno rinunciato alla battaglia. Usando toni piu' soft, decidendo di non illustrare le proposte di modifica e ritirandole in parte. In piu', per fare prima, gran parte dei senatori, molti della maggioranza, hanno invocato la presenza in Aula del piu' 'esperto' vicepresidente Roberto Calderoli che in meno di un'ora e mezzo ha sottoposto al voto dei parlamentari i quasi 1.500 emendamenti depositati.

Contraddicendo cosi' le previsioni catastrofiche di ieri di arrivare al voto a notte fonda. La mattinata in realta' era cominciata con una riunione dell' Ulivo piuttosto infuocata. In molti l'avevano chiesta e i mal di pancia sono usciti allo scoperto. In primis quello di Gerardo D'Ambrosio che, in Aula, con un intervento appassionato ha spiegato le ragioni del suo 'no'. Sostenendo che si tratta di un provvedimento di clemenza dalla portata esagerata ("i detenuti che torneranno in liberta' saranno almeno 20.000 e tutti pericolosi") e che non servira' a risolvere i problemi ("perche' nel giro di 6 mesi, cosi' come accadde nel '90, le carceri si riempiranno di nuovo").

In una giornata relativamente tranquilla, un unico incidente di percorso: la maggioranza va sotto sull'ordine del giorno dell'Ulivo nel quale si impegnava il governo a fare riforme strutturali per il settore giustizia. I tre punti dell' odg che vengono bocciati sono: l'impegno a riformare la Bossi-Fini sull'immigrazione; a rivedere il sistema sanzionatorio in materia di tossicodipendenze; ad abrogare le norme che limitano i benefici della Legge Gozzini sui permessi per i carcerati. Ottiene il via libera invece un altro odg, quello presentato dal capogruppo della Lega Roberto Castelli e che impegna il governo a proseguire nella realizzazione del progetto, da parte della Dike Aedifica spa, per la realizzazione di programmi di edilizia carceraria e giudiziaria.

Le risorse per il progetto saranno reperite dalla vendita dei penitenziari dismessi. Nell'ordine del giorno anche una critica per l'esecutivo: "Il governo ha operato pesanti tagli alla spesa per la giustizia con il decreto legge Bersani-Visco". Il Guardasigilli Clemente Mastella, dopo il malumore dei giorni scorsi, e' raggiante. Fa i complimenti al dipietrista Sergio de Gregorio per la sua astensione e per avere ritirato molti dei suoi emendamenti. Dedica il risultato di oggi a Giovanni Paolo II. Ma non risparmia le 'punzecchiature al rivale Di Pietro avvertendo che "non possono esserci due ministri della Giustizia...".

Di Pietro, da Milano, replica affermando che questo indulto "cosi' come si e' realizzato e' frutto di un accordo tra il centrosinistra e FI, un ricatto". "E' - conclude - un atto di resa dello Stato...."