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Elezioni: il flop dei sondaggi

Nexus sotto accusa: "Troppo difficile"

Le elezioni 2006, oltre che per il risultato quanto mai incerto, saranno ricordate senza dubbio come il fallimento definitivo dello strumento degli exit poll.

I sondaggi d'opinione effettuati sugli elettori all'uscita dei seggi, si sono rivelati completamente errati. Nonostante un'ampia forbice, infatti, nemmeno gli estremi hanno azzeccato la previsione, che dava la Cdl tra il 45 eil 49% e l'Unione dal 50% in su. La Nexus si difende: "Legge elettorale troppo difficile".

E alla fine Nexus gettò la spugna. Non ha fornito le proiezioni finali per Senato e Camera ed è stata messa sul banco degli accusati per gli exit-poll sballati che davano l'Unione in testa di 5 punti sulla CdL. La complessità della legge elettorale e l'atipicità di una consultazione che ha assegnato la vittoria ad uno dei due schieramenti per un pugno di voti sono i fattori accampati come scusa. Emblematiche le parole del direttore di Nexus, Fabrizio Masia, a 'Porta a Porta'. "Non so se sia una considerazione ironica o drammatica, ma siamo nella totale impossibilità di dire chi ha vinto" ha detto Masia poco dopo l'una di notte riferendosi in particolare al risultato del Senato in alcune regioni "queste sono le peggiori elezioni della storia...". 

A ingannare la Nexus, responsabile degli exit poll e delle proiezione, anch'esse sotto accusa, sarebbero stati due dati fondamentali: l'alta affluenza e la rinnovata legge elettorale. "Tra le tante altre cause, queste elezioni hanno mostrato che il nostro è un mestiere assai complicato". In ogni caso, "abbiamo prontamente registrato le indicazioni che provenivano dalle proiezioni cercando di riferire al pubblico il senso di una contesa che è stata indecifrabile fino a notte fonda e fino allo spoglio delle ultimissime sezioni". E' quanto sottolinea in una nota 'Nexus'. "E' evidente a tutti - prosegue la società incaricata degli exit poll e delle proiezioni elettorali - che ci sono delle circostanze nelle quali la statistica non può dar ragione di un esito così ravvicinato. Da parte nostra, siamo consapevoli che il dato degli exit poll ha risentito di una mancanza di storia sulla nuova legge elettorale e di un-'affluenza alle urne che è stata straordinaria non solo per la quantità ma anche per la distribuzione oraria. Non di meno anche tutti i dati pre-elettorali indicavano una tendenza ben precisa e sensibile a favore di una delle due coalizioni".

ERRORI ANCHE NELLE PROIEZIONI
Problemi ed errori anche nelle proiezioni, che alla fine sono risultate sbagliate. Anche l'ultima della Nexus, con un campione del 97%, assegnava 158 seggi alla cdl e 151 all'Unione. Risultato diverso da quello reale: 155 a 154. Ad "ingannare" i modelli matematici sarebbe stata ancora una volta l'estrema indecisione degli italiani, che hanno assegnato entrambe le vittorie per pochi voti. In particolare il premio di maggioranza al Senato su base regionale ha creato non pochi grattacapi alla Nexus, che è incorsa in un grossolano errore, assegnando per l'Emilia Romagna un seggio... inesistente, ossia 13 invece di 12

EXIT POLL: QUANDO I SONDAGGI SBAGLIANO
Anche queste ultime elezioni hanno mostrato quanto i sondaggi e, soprattutto, gli exit poll, possano mostrare una fotografia inesatta dei risultati, fuorviando i primi commenti politici. Nel 1993 gli istituti di ricerca sono costretti a spiegare gli errori del risultato dell"'exit poll" che presenta molte differerenze con l'esito delle elezioni dei sindaci. In quella occasione Ennio Salamon, amministratore delegato della Doxa, fu costretto a giustificarsi per il divario (fino al 5% ) con i risultati definitivi. Nel 1995 il presidente di Datamedia, Luigi Crespi, chiede pubblicamente "scusa ad Emilio Fede ed agli italiani" per i risultati di un sondaggio fatto per il Tg4 con dati non coerenti sulle elezioni regionali. La vicenda diventa celebre anche per il fatto che Fede decide di usare una serie di bandierine di diverso colore per le varie regioni conquistate. Quel sondaggio era stato eseguito con il metodo "in house poll", che prevede telefonate agli elettori e non, come l' "exit poll", interviste all' uscita dei seggi. Il 18 aprile 1999 il referendum per l' abolizione della quota proporzionale nel sistema elettorale per la Camera fallì per pochissimo. La percentuale delle persone che si recarono alle urne fu solo del 49,6. I dati dell'affluenza arrivarono con grande ritardo e, per ore ed ore, i commenti furono fuorviati dagli exit-poll che davano per raggiunto il quorum. Anche nel caso delle due ultime elezioni Usa, nel 2000 e nel 2004, gli exit poll avevano previsto in svantaggio George W. Bush, uscito poi vincitore.

BENE IL VIMINALE
Pur non eccellendo in rapidità, efficace ed efficente è stato il lavoro di spoglio del Viminale. Forse favorito dalla relativa semplicità del sistema, era sufficiente barrare il partito scelto senza preferenze, il lavoro si è svolto con cura e senza intoppi di rilievo. Dopo una partenza lenta, i dati hanno cominciato ad affluire con costanza, aggiornati in tempo reale sul sito del Ministero degli Interni. Diversamente dalle ultime due tornate elettorali, Regionali ed Europee, i risultati definitivi sono arrivati entro 12 ore.