Senza suo atto nessun attacco a Bengasi
Senza le affermazioni dell'ex ministro Roberto Calderoli, e la "loro reiterazione con intenti apparsi provocatori", le manifestazioni di protesta della comunità islamica sulle vignette satiriche di Maometto "difficilmente avrebbero preso di mira obiettivi italiani". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Gianfranco Fini. "Ad avviso del governo, le dimissioni di Calderoli erano un atto doveroso", ha detto.
Le dimissioni del ministro Calderoli erano "un atto dovuto" e gli va riconosciuta "la sensibilita' istituzionale e politica, di averle presentate"
Il vice premier ha spiegato che "il quadro dell'ordine pubblico in Libia e' ancora in via di assestamento" e che i disordini "hanno dunque probabilmente matrice e motivazioni non tutte immediatamente riconducibili alla pubblicazione delle vignette satiriche o a intenti anti-italiani in collegamento ai comportamenti del senatore Calderoli".
"Venerdi' sera a Bengasi ci sono state 14 vittime delle quali anche cittadini non libici", ha precisato Fini, confermando che nel corteo sono stati scanditi slogan anti italiani, anche se all'inizio la manifestazione era stata annunciata come una manifestazione di protesta contro la satira anti musulmana. Fini ha ricordato comunque che l'Italia vuole chiudere definitivamente la questione coloniale.
Secondo il ministro degli Esteri, tuttavia, il "problema principale" che in queste settimane e' venuto alla luce "in tutta la sua drammaticita' non sta nelle dichiarazioni dell'ex ministro italiano, discutibili o meno, ne' nelle vignette danesi, discutibili o meno, il vero problema sta nell'ondata di violenza globale che e' stata scatenata dall'integralismo islamista, di cui quello di Bengasi non e' stato che un episodio, anche se particolarmente drammatico e sanguinoso".