Dopo elezioni alleati fanno il punto
Dopo i risultati elettorali dei ballottaggi, dopo la perdita della provincia di Milano, dopo le riflessioni degli alleati, inizia per la Cdl una rinnovata fase della sua vita politica. An e Udc additano la Lega come responsabile dell esito elettorale. E la Lega, di contro, replica duramente, ponendo un ultimatum: «O Berlusconi decide per un rilancio della sua leadership e della riforma federale o rimanere in questo governo non ha più senso».
Il ministro del Welfare, il leghista Roberto Maroni, con un monito che pare quasi una minaccia, vuole rendere chiara la posizione di tutto il suo partito.
La Lega minaccia la crisi. Pretende le riforme che le sono state promesse. E stanca di aspettare e soprattutto non ci sta ad essere messa nellangolo dagli alleati. Il federalismo, le pensioni, la giustizia sono temi che «non possono più attendere». Nella mattinata di oggi iniziano gli incontri decisivi che si protrarranno per tutta la giornata fino a domani. Alle nove di stamani, infatti, il Ministro della Giustizia, Roberto Castelli, si è recato in aula per presentare un maxiemendamento, il terzo dal mese di marzo 2002. Sul nuovo testo hanno lavorato lo stesso Guardasiglli, insieme con i tecnici del Ministero e il relatore Nitto Palma. Il nuovo scritto è molto simile al precedente, con qualche limatura. Sulla riforma dellordinamento giudiziario non dovrebbero esserci problemi. La Cdl è intenzionata a porre la fiducia.
Lo stesso ministro dei Rapporti con il Parlamento, Giovanardi, ha confermato il « ricorso alla fiducia nonostante le proteste dellopposizione». Ma, la vera prova del nove, sarà il federalismo. Mercoledì scade il tempo per tergiversare. Maroni, perentorio, asserisce: « entro mercoledì o ci dicono si o ci dicono no. Se la maggioranza si disimpegna dalla riforma federalista, allora la Lega si disimpegna da questa maggioranza». Le condizioni poste, sono chiare. Il partito di Bossi, informato sui fatti da Giancarlo Giorgetti, ha dato lultimatum. Non intende, infatti, vivacchiare al Governo fino al 2006, se non ci sono le contingenze idonee per continuare lalleanza con la Casa delle Libertà.
Dunque al premier la responsabilità della scelta: rilanciare il federalismo e le riforme consolidando la presenza della Lega, oppure rinviare il banco di prova e mettere a rischio la coalizione di Governo. E, nel frattempo, Berlusconi sta preparando il campo per gli alleati, che fanno il muro contro muro. Se la Lega, infatti, pone limiti temporali così stretti, l Udc, fa sapere che domani non ci sarà. Nè Follini, nè Buttiglione, nè DOnofrio, prenderanno parte alla riunione sulle riforme. Il punto di partenza dei centristi è ben distante dalle esigenze dei lumbard.
LUdc critica il sistema bipartitico, che con le sue derivate suggestioni monarchiche, « non corrisponde minimamente alla composite realtà delle forze in campo» e, di contro, propone un ritorno al proporzionale per una visione più democratica e pluralista della politica. Alleanza Nazionale, dal canto suo, non vede nella Lega alcun ruolo rilevante per la forza della coalizione, e, pertanto, non condivide le pretese zelanti di un partito che non è in uno stato di salute idoneo per porre le condizioni. La compagine della Cdl, si presenta farraginosa alla vigilia dellincontro di domani. Spetta al premier, «lunico che riesce a tenere insieme una coalizione come la Casa delle Libertà», mitigare gli animi infervorati degli alleati e trovare un compromesso che vada bene per tutti