"Più poteri a Regioni e Comuni"
La Corte Costituzionale ha risolto le questioni che le erano state poste in relazione al condono edilizio 2003: ha riconosciuto l'ammissibilità costituzionale di una legislazione statale relativa a un condono di tipo straordinario, ha però dichiarato l'illegittimità di una serie di disposizioni del testo adottato, al fine di renderlo compatibile con le vaste competenze di Regioni e Comuni in materia urbanistica e rispettoso della tutela del paesaggio.
Sancita, quindi, da parte della Corte l'autonomia degli enti locali che possono muoversi con discrezionalità in materia urbanistica. Nello specifico è stata dichiarata incostituzionale anche la norma che sottraeva agli enti locali il potere di far eseguire le demolizioni delle strutture edificate illegalmente. Viene richiesta dalla Corte, qunidi, una "leale collaborazione" che "deve caratterizzare i rapporti tra regione e Stato".
Sarà, ora, "il legislatore nazionale- hanno dichiarato i giudici nazionali- che dovrà provvedere a ridefinire i termini previsti per gli interessati alla sanatoria" facendo, ovviamente, salve le domande già presentate. Stabilito, poi, dalla Corte uno slittamento nel termine di scadenza della sanatoria rispetto a quello originario del 31 luglio. Tre miliardi e mezzo di euro era la cifra che il governo si aspettava dal condono edilizio.
Ad impugnare l'articolo 32 del decreto legge 269 del 2003 che disciplina il condono edilizio sono state otto regioni, Basilicata, Campania, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Queste hanno accusato la normativa statale di incidere in un settore nel quale lo Stato non ha podestà legislativa escludendo di fatto l'intervento delle regioni.