Ma Fini attacca Berlusconi e Tremonti
Consiglio dei ministri al calor bianco sulla vicenda Alitalia. Nonostante sia stato approvato il decreto per il prestito ponte alla compagnia di bandiera, c'è stato lo scontro all'interno della cdl sul punto spinoso del Dpef per la ripresa economica e i tetti di spesa. Il vice premier Fini ad un certo punto haminacciato di lascire l'aula. La maggioranza avrà l'assenso di An solo se si garantirà rigore nelle scelte economiche.
Il prestito, dai 400 ai 600 milioni di euro, sarà erogato da alcuni istituti di credito di cui capofila è Mediobanca, advisor per l'operazione. Il numero uno di Alitalia, Giancarlo Cimoli, andrà all'assemblea (il 25 giugno in prima convocazione e il 28 giugno in seconda) con la garanzia per il prestito-ponte che consentirà di dichiarare la continuità aziendale.
Per ora non è stato reso noto l'importo della garanzia che il governo fornirebbe a supporto del prestito ponte. Nei giorni scorsi si era parlato di una cifra intorno ai 400 mln di euro. Riguardo alla durata della garanzia a supporto del prestito, fonti politiche parlano di 6 mesi: sarebbe questa la scadenza di massima che l'Unione Europea sembra disposta concedere.
Il provvedimento dovrà ora essere vagliato dalla Ue e, secondo notizie circolate nei giorni scorsi, il presidente e amministratore dell'Alitalia, Giancarlo Cimoli, si dovrebbe recare a Bruxelles per incontrare il commissario Ue ai Trasporti, Loyola De Palacio.
La cronaca della giornata deve registrare dapprima i malumori leghisti: "La scelta fatta oggi con il prestito ponte è sbagliata, è voler perpetuare un carrozzone ed è anche una sciocchezza che nel nord è molto sgradita" è stato il commento del vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli. Successivamente a tenere banco è An con il suo massimo esponente Fini che non aspettava altro, e dopo l'assist di Tremonti si scatenava.
"Ne approfitto per dire al ministro dell'Economia che in vista del vertice Ecofin è necessario trovare un accordo sul Dpef, perché non darò il mio assenso a nulla, tantomeno al varo del decerto taglia-spese, se non avremo nel frattempo stabilito i contenuti del Documento di programmaione. Spero di essere stato chiaro".
In quel momento si è aperta, se non una crisi di governo, qualche cosa di molto simile: lo scambio bruciante tra Fini e Berlusconi che si sono accusati a vicenda del mancato rispetto dei patti, la teatrale alzata di tacchi del vice-premier, il fruscio dei documenti che entravano a tutta velocità nelle borse deglie sponenti di An per seguire il capo, e il pronto intervento pompieristico del solito Gianni Letta che faceva riaccomodare ai tavoli Fini e compagni.
"Rimetteremo a posto tutto, dopo i ballottaggi", ha rassicurato Berlusconi, ma domenica quei ballottaggi potrebbero provocare un altro terremoto se la provincia di Milano andasse persa.