"Adesso gli italiani sono vaccinati"
Editoriale de Il Giornale
di Mario Cervi
Un'intera pagina dell'Unità di ieri è stata occupata da questa scritta a caratteri cubitali: <>. In calce lo stemma della Quercia. Del grande Indro si sono così appropriati, profittatando della sua assenza, sia Fassino sia Furio Colombo: e non so quale tra i due scippi sia più inquietante.
La trovata propagandistica si riferisce ad una battuta che Montanelli pronunciò in un'intervista a Enzo Biagi. <>. Il Montanelli che così si esprimeva era, lo sappiamo, profondamente amareggiato e per questo aggressivo nei confronti del Cavaliere. Eppure aveva detto, nell'aspra foga polemica, una verità. Si, il ribaltone fu una grande sciocchezza.
Ma qui si tratta d'altro. Si tratta cioè del tentativo di utilizzare a fini di propaganda un morto che del suo talento e delle sue qualità umane ha dato innumerevoli prove in una lunghissima vita: una vita che adesso alcuni - valga per tutti il nome di Marco Travaglio - vorrebbero ridurre ad un solo momento infelice, la rottura con Berlusconi e il divorzio dal Giornale. L'affetto alla memoria di Montanelli più che la dedizione alla causa berlusconiana - che ha ben più autorevoli avvocati - m'ispirano per questa trovata un disagio profondo. Che potrebbe anche essere chiamato in alto modo: disgusto.
Dopo che Indro se ne fu andato mi aveva commosso una sorta di riconcilazione postuma avvenuta tra lui - o il ricordo di lui - e i molti suoi lettori e fedeli che l'avevano abbandonato, ritenendo eccessivi i toni della querelle con il Cavaliere. Di nuovo, Montanelli era di chi l'aveva adorato durante decenni. Ma coloro che gli divennero amici solo perché aveva litigato con il Cavaliere, e che in precedenza l'avevano ricoperto di contumelie, lo richiamavano ora in servizio per una operazione di bassa cucina politica. L'avevano bollato come fascista, come esponente d'una destra cotennosa e reazionaria, e d'un tratto l'hanno scoperto risorgimentale, nobile, liberale vero. Ma chi vogliono prendere in giro? Non mi interessa di stabilire se gli italiani siano stati o no vaccinati nei confronti di Berlusconi: ma se l'efficacia del vaccino dev'essere valutata in base ai risultati delle europee, va pur detto che per gli elettori italiani il vaccino ha avuto effetti contenuti. Chissà che dose da cavallo era stata propinata a inglesi, tedeschi, francesi per provocare un rigetto violento dei governi nei loro Paesi. Stando alla logica diessina (e colombiana, con riferimento a Furio e Cristofero) Schroeder, Chirac e Blair devono averne fatte di cotte e di crude, assai peggio dell'uomo di Arcore. Di cotte e di crude, e oltretutto contradditorie, perché Schroeder e Chirac erano contro la guerra irachena, Blair a favore. Va a capire.
La paginata dell'Unità era meschina, provinciale, intrisa di furberia da quattro soldi e di veleno da topi. Voleva ricondurre un'avvenimento - nazionale e internazionale - di notevole rilievo alle dimensioni d'una vicenda personale: un contrasto doloroso che divise due personaggi che erano stati amici, e che s'erano reciprocamente stimati. Attribuivo a D'Alema e Fassino uno stile alto, nella polemica. Mi hanno deluso, lo confesso, con questo aggrapparsi a chi non c'è più, Montanelli, per sostenere chi c'è ma politicamente non sta tanto bene di salute, ad esempio il professor Romano Prodi. Parliamo a lungo di Bruxelles, se siamo un pò masochisti: ma lasciamo in pace Fucecchio, e chi ci riposa.