Feltri su Libero parla dell'Ulivo
Dal quotidiano Libero
di Vittorio Feltri
La vittoria della sinistra (nel suo complesso, anzi, nel suo marasma), visto anche l'andamento delle amministrative, non é un'opinione bensí un dato. Ma a parte Bertinotti, dioantiglobal, non si trovano vincitori neanche a cercarli col lanternino. Mi direte: cercali in Uniti nell'Ulivo. Fatto. Invano.
Rutelli, tutt'altro che stupido nonostante le apparenze, ha capito l'antifona ed é in procinto di scendere dalla pianta; un'antifona semplice: la sua Margherita é stata cannibalizzata dai Ds e rischia di trasformarsi in camomilla. Ovvio, la gente andava al seggio, votava per il Listone prodiano e, automaticamente, nelle comunali (Bologna, ad esempio) sceglieva il sindaco progressista, e il simbolo diessino.
Trascurando il fiorellin del prato. Sicché l'ex Piacione adesso ha un petalo per capello e fa volare gli stracci. Non ci sta. Non solo. Fra i diessini, vari compagni manifestano il proposito di aggregarsi ai bertinottiani e ai comunisti italiani con l'obiettivo di rafforzare la sinistra dura piú che pura. Risultato, gli Uniti nell'Ulivo si disperdono. Bell'affare. E li chiamano vincitori. Chi desidera informazioni piú approfondite sul tema, legga nelle pagine interne.
Intanto i chierici di. Forza Italia ferita sono impegnati ad arrampicarsi sugli specchi onde giustificare il fallimento e stentano a reagire. Invece converrebbe loro voltare pagina, partendo dalle dichiarazioni del premier: ho sbagliato io, me ne assumo le responsabilitá. Capita raramente che un capo si cosparga il capo, per giunta pelato, di cenere. Impossibile non apprezzarlo. Mancano due anni al termine della legislatura, puó ben rimediare.
Risollevato il morale, Berlusconi avrá molte cose da fare e molte da non fare piú, Urge dare al partito sembianze di autentico partito: allontanare dal vertice i signori signorsí e sostituirli con persone dal quoziente intellettivo non troppo inferiore alla media. Ritoccare il governo: un paio di licenziamenti e un paio di assunzioni saranno utili a indebolire l'attaccamento alla poltrona. Introdurre nella stanza dei bottoni il principio della collegialitá in modo che non sia soltanto uno a pigiarli: In altre antipatiche parole, il Cavaliere si persuada: non esistono soltanto lui e i suoi interessi conflienti (con quelli dello Stato), ma anche i nostri e quelli degli alleati, fin qui totalmente ignorati. Inoltre.
Il Cavaliere vada in tivú quando ha notizie da comunicare (o da spiegare) al Paese e non ceda alla tentazione di usare le telecamere per compiacere al proprio ego ipertrofico. Faccia udire la sua voce nei momenti topici e solenni, e basta. Tenda una mano agli imprenditori, piccoli medi e grandi, oggi come sempre in balia di un apparato burocratico ottuso e frenante. Non si disturbi per realizzare ponti "megalomani" quanto lui, tipo quello sullo stretto di Messina che non preme a nessuno, tantomeno ai siciliani. Piuttosto si dia una mossa affinché in auto si riesca a percorrere il tratto Brescia-Milano (95 chilo-metri) in meno di sei ore. D'accordo presidente, lei nelle sue trasferte vola in elicottero, noi viceversa viaggiamo in Punto e confidiamo in un suo gesto di comprensione.
Ascolti anche una raccomandazione: tenga sottocchio Tremonti. Ottimo ragazzo ma con tutti i difetti del primo della classe. Era il primo della classe anche ai tempi remoti Medie. Conosceva giá a menadito l'inglese con cui si rivolgeva ai bidelli per chiedere rifornimento d'inchiostro, e loro gli portavano una pizza forse perché era il cocco del preside oppure perché non avevano compreso. Di certo lo guardavano sospettosi e gli si avvicinavano con cautela, sembravano infermieri intenti ad un lavoro delicato. Non c'era verso di copiare i compitini di Tremonti. Giulio frapponeva tra sé e gli asini la carta asciugante (non oso ricorrere al participio presente di assorbire: appartengo a una generazione oppressa del uritanesimo delle Orsoline). Ed era dispettoso: talvolta suggeriva ai compagni sotto interrogazione, ma suggeriva sbagliato, apposta, poi sghignazzava felice. Sghignazzava in latino per sottolineare la propria superioritá culturale e intellettuale.
Alcune delle sue vittime di allora, ieri, nell'apprendere che An e Udc non considerano piú un problema il ministro dell Economia, hanno espresso questo commento: non sará piú un problema peró rimane un pirla. Giulio di numeri capiva poco, tuttavia il professore di matematica gli dava 9 lo stesso perché le sue equazioni, per quanto errate, erano creative. Il genio va assecondato. Lei comunque Cavaliere lo tenga d'occhio. Non se ne liberi a cuor leggero ma se ne liberi in fretta. La formula é nota: meno geni, piú voti.
Passiamo ad altro. Le chiediamo di non imbottire la Rai di pisquani (pisquano non lo scrivevo dal 1954) del Polo: abbondano giá quelli di sinistra. E non imbottisca Mediaset di pisquani di sinistra, ne é giá piena. Non dica piú che i giornali di carta valgono zero, perché gli zeri pesano, come si evince dal suo conto corrente. Non dica piú di aver realizzato il programma di governo: anche se é vero, nessuno se n'é accorto e nessuno le crede. Non insista. La gente ormai le assomiglia: a contraddirla si irrita. Ci siamo intesi?
Caro Berlusconi, chiudo e le propongo una scommessa. Se mi dará retta, e scusi la presunzione, nel 2006 quando si deciderá se stare di qua o di lá, gli italiani le assicureranno ancora la maggioranza. Alle europee si puó scherzare, alle politiche no. Le europee sono una finzione buona per le olivelle. Noi antibamba miriamo al sodo. Per non sacrificare la nostra dignitá siamo pronti a rivotare lei. Il nostro stomaco é forte, ma non abbastanza per digerire la minestra riscaldata di Prodi.