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Processo Mediaset, il governo in fibrillazione
Dal rinvio all'interdizione, ecco tutti gli scenari

Attesa per la sentenza della Cassazione si naviga a vista. Trema lʼesecutivo: da un lato i fedelissimi del Cavaliere che minacciano dimissioni di massa in caso di condanna, dallʼaltro i "ribelli" del Pd, che chiedono al partito di "darsi una svegliata"

Ansa

Attesa per la sentenza della Cassazione sul processo Mediaset, che vede imputato Silvio Berlusconi,  si naviga a vista. Tutti gli scenari, dall'annullamento della pena alla conferma del reato, sono sul tavolo. Anche il rinvio non è del tutto escluso. E intanto trema il governo: da un lato i fedelissimi del Cavaliere che minacciano dimissioni di massa in caso di condanna, dall'altro i "ribelli" del Pd, che chiedono al partito di "darsi una svegliata".

Insomma, quello di oggi è un vero e proprio giorno del giudizio.

Escluso il carcere, qualunque sia la pena. La prima possibilità è che anche la Cassazione possa confermare la condanna a 4 anni di reclusione e 5 di interdizione dai pubblici uffici. Sul versante della libertà personale, 3 dei 4 anni sarebbero comunque condonati dall'indulto del 2006, e Berlusconi per l'anno residuo non andrebbe mai in carcere: o perché chiederebbe al Tribunale di Sorveglianza la misura alternativa al carcere dell'affidamento in prova ai servizi sociali, o perché (anche qualora per principio non chiedesse questo beneficio) il suo essere ultrasettantenne gli assicurerebbe gli arresti domiciliari pure nel peggiore dei casi.

Il rinvio.  Solo all'ultimo minuto i legali decideranno se provare a chiedere un rinvio dell'udienza. L'obiettivo di Berlusconi sarebbe, a prescrizione nel frattempo congelata, superare il 15 settembre, fine della sezione feriale e ritorno alla sezione (terza) ordinariamente competente sulle frodi fiscali. Ma l'impressione è che il rinvio, se chiesto, o sarà molto breve o non sarà. E in quest'ultimo caso la sentenza, se non già stasera, arriverebbe mercoledì.

L'assoluzione. Nulla tuttavia impedisce la Suprema Corte accolga uno dei cinquanta motivi di ricorso presentati dai difensori del capo del Pdl, il senatore Niccolò Ghedini e il professor Franco Coppi. In questo caso, la sorte di Berlusconi dipenderà dal tipo di debolezza che la Cassazione dovesse cogliere nella motivazione d'Appello. Potrà annullare la condanna ma ordinare un altro processo d'Appello, indicandogli il punto da riconsiderare e da rimotivare meglio, e in questo caso il nuovo Appello e la successiva nuova Cassazione non è detto facciano in tempo a essere celebrati prima della prescrizione nel settembre 2014 dell'ultima imputazione relativa al 2003. Oppure potrà annullare la condanna senza ordinare un nuovo Appello, dunque con assoluzione secca e totale e definitiva dell'imputato. 

L'interdizione e la tenuta del governo. La pena interdittiva, invece è quella che per 5 anni lo farebbe decadere da parlamentare e, nel caso si tornasse a votare, gli impedirebbe di candidarsi. La procedura prevede un passaggio in Senato e un voto della giunta delle immunità e dell'aula per prendere atto della sentenza definitiva e dichiarare la decadenza: ma è possibile che nel caso di Berlusconi il suo partito azzardi un mai prima tentato braccio di ferro parlamentare volto a vanificare l'operatività di una sentenza definitiva di interdizione.

La reazione a catena del Pd. Altro elemento da considerare in un precarissimo gioco delle parti, è la tenuta del Pd difronte alla condanna di Berlusconi. I Democratici non reggerebbero all'imbarazzo di governare con un alleato condannato in via definitiva e chiederebbero al partito di prendere provvedimenti. I malcontenti già si avvertono, viaggiano sul web e il popolo di Occupy Pd già si mobilita, e chieda al partito di darsi una svegliata.

I "transfughi del Pdl". Alle fibrillazioni intestine del Pd si aggiungono le minacce dei deputati del Pdl di abbandonare il Parlamento in caso di una condanna di Silvio Berlusconi della Biancofore, e i sottili, neanche tanto, avvertimenti dalla Santanché che parla già di voto sovvertito . Ore decisive, dunque, per tutti.

Letta tranquillo: "Non ci saranno terremoti". Il premier, Enrico Letta, non sembra invece particolarmente preoccupato, quale che sarà l'esito: "Non penso ci saranno i terremoti che vengono evocati da chi spera, evidentemente, nei terremoti evocati", ha detto il presidente del Consiglio. "Sono convinto - ha spiegato - che la situazione sia molto più stabile di come viene presentata. Sono sempre stato sulla linea che non si commentano le sentenze e non la cambio a 24 ore".