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Grasso replica a Travaglio: "Non consento che si faccia a pezzi la mia storia, dovevo reagire"

Il presidente del Senato in tv: "La mia nuova carica veniva sporcata dalle sue accuse"

Da video

Il presidente del Senato, Pietro Grasso, risponde in tv alle accuse mosse da Marco Travaglio. "L'operazione di qualcuno che estrapola pezzi della tua storia facendola a pezzi e rendendola opaca non può essere consentita", ha detto Grasso a Piazza Pulita. "Dovevo reagire - ha aggiunto - la mia nuova carica veniva sporcata, opacizzata da queste parole così difficili da contrastare per la loro genericità".

"Ho trovato mia moglie a casa in stato di agitazione, non poteva quasi parlare - ha detto Grasso parlando dell'attacco di Travaglio nel corso di Servizio Pubblico - come era accaduto un'altra volta quando durante il maxiprocesso citofonarono dicendo che si sa quando un figlio esce di casa ma non quando ritorna. Ho rivisto quella sensazione i pericolo quindi ho riascoltato la registrazione e ho sentito che era l'inizio di qualcosa che sarebbe cambiato, la strumentalizzazione di 43 anni della mia carriera: un attacco al presidente del Senato".

"Accusa più grave? Inciuci con il potere" - "L'accusa che mi brucia di più è che io abbia fatto inciuci con il potere per avere delle leggi a mio favore", ha detto Grasso. "Chi è che non fa errori? Certo, ne ho fatti anche io, come quello di non aver preso posizione prima su cose di cui ora mi accusano. Ma non è che si possano imputare tutti gli errori al procuratore. Io mi prendo le mie responsabilità ma non è possibile".

"Basta ai processi gogne pubbliche, sono anticostituzionali" - "Pensare ad inchieste come una gogna pubblica, efficace perché distruggono una carriera politica, è una deviazione della funzione delle indagini - ha aggiunto Grasso - ed è anticostituzionale perché la Costituzione dà il potere al magistrato di indagare in funzione del processo. Ci sono stati dei processi che hanno certamente portato all'arresto di imputati che poi sono finiti con assoluzioni. Ma non mi va di fare dei nomi che tra l'altro tutti sanno e conoscono. Non sarebbe elegante".

Stato-mafia, "forse ci son cose ben più gravi da scoprire" - "Io valuto i fatti. La cosa peggiore è avere delle intuizioni e non poterle provare. Ma sino a quando non ho le prove, io non parlo e non ne parlerò neanche stasera". Così il presidente del Senato ha risposto alla domanda su cosa ne pensi della trattativa Stato-Mafia. "Forse ci sono cose ben più gravi da scoprire".

"Non firmai l'appello nel processo Andreotti perché ero testimone" - Davanti alle telecamere, Grasso risponde punto per punto alle accuse sollevate da Travaglio. A partire da quella di non aver firmato l'appello per il processo Andreotti. "Io ero stato testimone in quel processo. Ero stato sentito in istruttoria proprio da Scarpinato ed essendo diventato testimone la mia firma sull'appello avrebbe impedito la chiamata come testimone nel successivo grado di giudizio. E' solo per questo che ho deciso di non firmare - insiste Grasso - e comunque andai con i colleghi di Palermo e misi la mia faccia su questa sentenza".

"Antimafia furono tagliati fuori dal Csm" - Grasso parla anche del suo rapporto, quando era capo della Procura di Palermo, con i procuratori aggiunti antimafia. "A tagliarli fuori è stato il Csm quando ha stabilito che i magistrati in antimafia, aggiunti, dopo 8 anni avrebbero dovuto lasciare l'incarico. Io andai a perorare la loro causa chiedendo la proroga almeno fino a 10 anni. Ma il Csm fece una delibera inderogabile e non ci fu niente da fare".

"Nomina Caselli? Csm avrebbe potuto farla" -
Il presidente Grasso affronta anche il capitolo relativo alla sua nomina all'Antimafia e ai contrasti con Giancarlo Caselli. "C'è stato un momento in cui il Csm avrebbe potuto deliberare sulla nomina del procuratore nazionale antimafia" prima che la "legge 'anti-Caselli' entrasse in vigore", ha spiegato.