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Parma, primi flop del "grillismo reale": acceso l'inceneritore che Pizzarotti voleva bloccare

Nella Stalingrado del M5S la giunta comincia a deludere le promesse: tra termovalorizzatore avviato, asili più cari, Irpef e Imu aumentate, debito alle stelle e spinoso rapporto con le banche

Ansa

Il primo flop arriva da Parma, la città che nove mesi fa era diventata la Stalingrado del M5S con la vittoria di Federico Pizzarotti, il primo sindaco grillino di una città capoluogo. L'inceneritore di Ugozzolo che era diventato la battaglia numero uno della giunta cinque stelle, alla fine è stato acceso. Beppe Grillo in persona aveva promesso: "L'inceneritore non lo faranno mai e se lo faranno dovranno passare sul cadavere di Pizzarotti".

La battaglia per l'inceneritore - Per adesso, fanno sapere dalla Iren che gestisce il termovalorizzatore, l'impianto verrà sottoposto a una fase preliminare della durata di 30 giorni. Durante questo periodo brucerà soltanto gas metano. Dopo il mese di test verranno introdotti i rifiuti così si potrà procedere al collaudo vero e proprio e una volta a regime, la stazione smaltirà 130 mila tonnellate di rifiuti all'anno.

A nulla sono valse le promesse del candidato sindaco Federico Pizzarotti che aveva fatto della lotta all'inceneritore di Ugozzolo uno dei suoi cavalli di battaglia. In soccorso della sua giunta era arrivata la magistratura: la Procura di Parma aveva chiesto il sequesto dell'impianto dove aveva riscontrato diverse inadempienze. Il Tribunale del Riesame a novembre ha bocciato il sequestro. Adesso, dopo il ricorso della Procura, la palla è passata alla Cassazione,  ma intanto la società Iren va avanti.

"Io non ho mai fatto promesse  che non si potevano mantenere- si difende Pizzarotti. - "Ci abbiamo provato e le battaglie non si avviano per vincerle a tutti i costi. Resto contrario, insoddisfatto, ma il tutto è valso a riportare l'attenzione sul tema rifiuti e sui danni degli inceneritori".

Gli altri fallimenti della giunta Pizzarotti - Ma non c'è solo l'avviamento del termovalorizzatore a deludere i parmigiani. A nove mesi dalla vittoria elettorale e dall'insediamento, il sindaco a cinque stelle è scivolato su diverse questioni. Un mese fa la giunta ha alzato le tariffe di asili nido e materne e ha cancellato il "Quoziente Parma" che permetteva sgravi fiscali ai nuclei con più figli.

Pizzarotti e l'assessorato alla Scuola si sono difesi dicendo che gli aumenti hanno toccato solo le famiglie più ricche ma questo non sarebbe vero secondo Giuliana Marcon, portavoce del Comitato Famiglie Parma: "Una famiglia con reddito Isee di 32mila euro, cioè tutte quelle dove lavorano marito e moglie ed hanno un casa di proprietà, dovrà pagare per due figli al nido 1.300 euro al mese. Ci sono delle famiglie numerose che vista poi la cancellazione del quoziente Parma sono già state costrette a togliere uno dei propri figli dal nido perché non se lo possono più permettere".

I cittadini contestano al sindaco anche gli aumenti di Imu e Irpef e una certa debolezza nel rapporto con le banche, soggetti con i quali il comune deve comunque trattare a fronte di un indebitamento di 870 milioni di euro. Nel mirino c'è la gestione comunale dell'area industriale Spip, una società pubblica che ha debiti per oltre 100 milioni di euro, dopo che ha comprato terreni agricoli a un prezzo quadruplo rispetto a quelli di mercato. Le banche hanno sostenuto la Spip senza accertare il vero valore dei terreni avuti come garanzia, ma adessp rivogliono indietro i soldi. Ma Pizzarotti ha scelto non far fallire la Spip facendo così emergere le responsabilità degli amministratori precedenti e sta cercando di salvare la società facendo pagare ai cittadini i debiti pregressi.