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Spending review, Monti: ora passare all'azione
Ma i sindacati avvertono: "Pronti allo sciopero"

Intanto dai tribunali un altolà ai tagli previsti. E anche i ministeri scendono in trincea

Ap/Lapresse

Sulla spending review l'appello di Monti è a "non tirare a campare". Ma su tutte le proposte sono subito scattate polemiche e resistenze. A cominciare dai ministeri, quelli che dovrebbero essere in prima linea nel progetto risparmi, che non ci stanno e avvertono: "Abbiamo già dato". Per passare dal pianeta sanità, dove si registrano abnormi sprechi, fino alla giustizia, dove gli addetti ai lavori rifiutano i tagli dei micro-tribunali.

Insomma, l'impresa si annuncia molto difficile. E se il Pd dice no ai tagli alla spesa sociale, i sindacati minacciano scioperi e la leader della Cgil Susanna Camusso torna a invocare una patrimoniale. E così, è nebbia fitta. Dove si troveranno quei 5-8 miliardi da risparmiare? Da parte sua, Mario Monti mostra i muscoli e avverte partiti e sindacati: i tagli saranno presentati negli incontri con le parti, ma non ci saranno contrattazioni.

Il calendario dei lavori
L'appuntamento con le parti sociali è stato rinviato dalle 9 del mattino alle 13. E l'obiettivo è un Consiglio dei ministri tra giovedì e venerdì per varare il testo. Un ritardo che suscita il commento di Susanna Camusso ai microfoni di "Radio anch'io". "Mi viene il sospetto che non siano così d'accordo sulle cose da fare", dice la leader della Cgil, sottolineando poi di non conoscere "formalmente" le ragioni del rinvio. 

L'intenzione del governo è di riuscire a risparmiare almeno 5 miliardi. Ma si spera di incrementare il risultato, arrivando a recuperarne anche 7-8, soprattutto tagliando gli sprechi.

Monti cerca la linea dura
Quella di ieri è stata una giornata interlocutoria, nella quale il premier ha incontrato diversi ministri, ricordando che i sacrifici di oggi sono figli delle leggerezze di ieri e invitando i partiti a comportarsi di conseguenza. "Se per decenni - avverte il premier - si indulge ad assecondare un superficiale 'tiriamo a campare' e a iniettare nella mente dei cittadini la sensazione che un Paese con mille risorse, compreso l'estro, possa non affrontare i seri problemi che altre nazioni hanno preso di petto, forse deve venire il momento in cui si affrontano i problemi".

Non farlo è un danno non solo per l'economia ma per lo stesso sistema democratico: perché, dice Monti, si dà l'idea che "la democrazia parlamentare non riesce a prendere decisioni di lungo periodo e si finisce per alimentare lo scetticismo dei cittadini verso quello che resta il miglior sistema politico del mondo".

Grilli: troppe sedi staccate dei ministeri
A dare il suo sostegno al premier scende in campo il viceministro dell'Economia Vittorio Grilli, il quale in un'audizione in commissione Finanze alla Camera definisce "innegabile" il fatto che la pubblica amministrazione "necessiti di un profondo lavoro di efficientamento e di razionalizzazione", vista la scarsità di risorse. In questo quadro si colloca la decisione di "ricondurre in un'unica struttura molteplici articolazioni".

"Noi come Mef - spiega ancora - abbiamo una moltiplicazione di strutture territoriali. Sembra che non sia più sostenibile che lo Stato e il ministero possano riuscire a gestire e permettersi costi di molteplici strutture sul territorio, che invece devono essere razionalizzate e usate per usi simili e anche differenti". E aggiunge: il governo ha deciso di usare la strada del decreto perché qui si tratta di affrontare una vera emergenza.

Ma i ministeri non ci stanno
Ma è proprio dal cuore di Palazzo Chigi, dai ministeri, che scatta la guerra al premier. Tutti vogliono che i tagli riguardino gli altri, primi tra tutti Istruzione e Giustizia, che dicono no a riduzioni del personale. A metà giugno era stato annunciato che si sarebbero tagliati il 20% dei dirigenti e il 10% dei dipendenti. Ma adesso, alla resa dei conti, tutto diventa molto più difficile. Perché proprio Istruzione e Giustizia sostengono, come spiega il "Corriere della Sera", che a casa loro la pianta organica è molto più omogenea rispetto ad altri casi e la presenza di dirigenti non certo esagerata. Il problema è che, se si facessero eccezioni, si scatenerebbe una reazione a catena, provocando danni su tutta la linea.E basta davvero poco perché i conti saltino.

Esteri, Interno e Sanità, quanti dubbi
Ma le resistenze non si fermano qui. Alla Farnesina ci sono parecchi dubbi sui previsti tagli delle rappresentanze e naturalmente all'Interno si teme la razionalizzazione delle prefetture e delle Regioni.

Tagliare i microtribunali? Altolà
Anche sul taglio dei piccoli tribunali arriva lo stop. Si prevedeva di cancellare 33 piccoli tribunali, 37 Procure non provinciali, per poi procedere all'azzeramento di 220 sezioni distaccate. E subito è scattato l'allarme. Ecco dunque che Pd, Pdl e Udc hanno subito composto una sacra alleanza: il taglio non dovrà superare i 29 tribunali.

Camusso: "Adesso si pensi alla patrimoniale"
E Susanna Camusso rilancia il vecchio tema: patrimoniale. In un'intervista alla "Stampa" la leader della Cgil ricorda: "Venti anni fa l'Irpef aveva aliquote dal 10 al 72%, adesso dal 23 al 43%. Si dà per scontato che l'unico modo per fare cassa è prendersela con il lavoro dipendente. Adesso ci vuole una vera redistribuzione fiscale attraverso una patrimoniale, che non è una bestemmia; non riducendo il perimetro dello Stato, ma valorizzando beni (non le aziende pubbliche e le municipalizzate) alienabili; mettendo in moto investimenti in grandi imprese; guardando verso il futuro con le reti digitali, l'innovazione, la chimica verde".

Ed ecco tutti i capitoli dove si intende intervenire con i risparmi di spesa.

Sanità, sforbiciate a farmacisti e ambulatori
L'intenzione è di tagliare 8-9 miliardi in due anni e mezzo con interventi sui listini prezzi, che si dovranno adeguare alle tariffe fissate dall'Agenzia per i servizi sanitari regionali e dall'Authority per i contratti pubblici. Previste penali per le Asl e gli ospedali che firmeranno contratti a prezzi più alti. Industriali e farmacisti inoltre dovranno aumentare, per i prossimi sei mesi del 2012, lo sconto obbligatorio per i medicinali mutuabili.

Scure sul pubblico impiego
Si attendono risparmi da 400 a 800 milioni di euro. Previsti accorpamenti nei ministeri, tagli di dirigenti (ce ne sarà uno ogni 40 dipendenti), riduzioni dei buoni pasto. In programma poi il taglio dei dipendenti ed esuberi per 10-30mila posti. E ancora, giro di vite su permessi, distacchi, consulenze e auto blu.

Difesa, armamenti rinviati
Ipotizzati il rinvio di un anno per le spese di programmi di armamenti e un parziale rientro del contingente in Afghanistan.

Ministeri, più efficienza negli acquisti
La maggiore efficienza sarà assicurata dalle centrali uniche di acquisto per le forze dell'ordine. Saranno inoltre individuate forme di razionalizzazione di spesa uguali per tutte le forze dell'ordine, mentre le gare per carburanti, vestiario, catering, facchinaggio saranno soggette alle regole della Consip.

Enti pubblici, cura dimagrante per i Cda
Enti e società pubbliche non quotate dovranno sottoporsi a una cura dimagrante. I Consigli di amministrazione saranno snelliti e le buste paga saranno bloccate, con vincoli alle assunzioni. Riducendo a tre il numero dei membri del Cda si taglierà circa il 30% delle poltrone.

Via la carta dagli uffici
Meno carte. Utilizzando i file di computer si conta di risparmiare 6 miliardi l'anno. E si aiuteranno i cittadini a evitare intoppi burocratici e perdite di documenti.