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Dieci leggi che hanno cambiato la vita delle donne

I traguardi che nella storia del nostro Paese hanno contribuito al riconoscimento dei diritti femminili

- Un modo per riflettere sul cammino, a volte difficile e contrastato, dell'emancipazione femminile è ripercorrere con la memoria una serie di traguardi legislativi che hanno contribuito a cambiare in meglio la vita delle donne italiane. Una ideale "gallery" del progresso, per pensare in positivo, in atteso dei prossimi passi e delle prossime battaglie ancora da combattere.

Dieci leggi che hanno cambiato la vita delle donne

La selezione delle leggi è stata realizzata da alfemminile.com per riflettere insieme alle proprie lettrici e ricordare da dove siamo partiti, per puntare ad arrivare a un riconoscimento ancora più completo e più pieno in materia di diritti e opportunità.

1. Il diritto di voto – il 2 giugno 1946 le donne partecipano al voto per la prima volta, in occasione del Referendum istituzionale che ha permesso agli italiani di scegliere tra monarchia e repubblica. Il diritto di voto per le donne maggiorenni (oltre i 21 anni) era stato introdotto da un decreto del 1945. Nel 1946, invece, un altro decreto consente alle donne ultra 25enni la possibilità di presentarsi alle elezioni e di essere elette.
2. L’accesso alle professioni pubbliche - Nel 1963 si concede alle donne di accedere alla Magistratura, mentre Corpo di Polizia e Forze Armate aprono le porte agli agenti in gonnella rispettivamente nel 1981 e 1999.
3. Il divieto di licenziamento a causa di matrimonio - Fino al 1963 una legge di epoca fascista consentiva ai datori di lavoro di licenziare le donne in conseguenza del loro matrimonio e della maternità. Dopo tale data, la pratica diventa illegale, come pure è illegale quella delle dimissioni in bianco firmate dalle donne al momento dell'assunzione.
4. Il divorzio – La prima regolamentazione in materia di divorzio risale al 1970: alle coppie sposate è consentito divorziare, ma il tempo medio della pratica è di 5 anni, poi ridotto a tre dal 1987.
5. Riforma del diritto di famiglia – Dal 1975, la donna non è più sottomessa al marito, il patrimonio di famiglia è condiviso secondo la comunione dei beni, scompare l'istituto della dote di matrimonio e i figli nati fuori dal matrimonio ottengono gli stessi diritti di quelli legittimi.
6. L’aborto – La legge 194 del 1978 sancisce il fatto che l’aborto non è più un reato. L'interruzione volontaria di gravidanza può essere praticata per motivi personali, di salute o per circostanze particolari di concepimento (come lo stupro). L'aborto può essere praticato antro i primi 90 giorni dal concepimento, in strutture pubbliche e a spese dello Stato. Si può abortire entro i primi cinque mesi dal concepimento in caso di pericolo per la madre o per il feto.
7. L’illegalità del delitto d’onore e del matrimonio riparatore – Nel 1981 viene abrogata l’attenuante per chi commette omicidio ai danni di una donna adultera o di un amante. Scompare anche l’istituto del matrimonio riparatore, che permetteva agli stupratori di evitare la condanna sposando la vittima ed "estinguendo" di fatto il reato..
8. Le pari opportunità – Bisogna aspettare fino al 2010 perché le direttive della Comunità Europea incentivino le aziende con sgravi fiscali ad adottare e promuovere orari di lavoro flessibili. Sempre nel 2010 vengono introdotte alcune sanzioni contro le molestie sessuali sul lavoro e la disparità di trattamento di uomini e donne sul luogo di lavoro.
9. Le quote rosa - La legge Golfo–Mosca del 2011 stabilisce per la prima volta che i consigli di amministrazione delle aziende quotate in Borsa debbano avere almeno un quinto di componenti di sesso femminile.
10. La lotta alla violenza sulle donne - L’escalation di violenza ai danni delle donne porta nel 2009 alla creazione del reato di stalking e, nel 2013, al conseguente arresto obbligatorio in caso di maltrattamenti e di stalking.

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