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La felicità sul lavoro si raggiunge navigando con la bussola dei valori in mano e il radar ben acceso

I segreti per realizzarsi professionalmente nellʼultimo libro di Paolo Gallo, già direttore delle risorse umane del World Economic Forum

La felicità sul lavoro si raggiunge navigando con la bussola dei valori in mano e il radar ben acceso - foto 1
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Perché persone che all'inizio della propria carriera sembrano molto promettenti, spesso finiscono per non raggiungere gli obiettivi o, se li raggiungono, si scoprono insoddisfatte? Definire il proprio percorso, scegliere il lavoro ideale e costruire una bussola morale, che ci tenga ancorati a un sistema di valori nei quali riconoscersi durante tutta la vita professionale, non è così scontato. 

A spiegare i segreti per impostare la propria attività con efficacia e soddisfazione personale è Paolo Gallo, Executive coach and author, prima ancora HR Director del World Economic Forum, che ha affrontato questi temi nel suo ultimo libro, “The compass and the radar”.

Il volume è stato presentato a Milano il 15 maggio nel corso dell'evento organizzato da Right Management, società del Gruppo Manpower che ha nel Dna lo sviluppo delle carriere delle persone nel contesto organizzativo.

La felicità sul lavoro si raggiunge navigando con la bussola dei valori in mano e il radar ben acceso - foto 2
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“Questo libro - scrive l'autore - tenta, attraverso domande, di fornire riflessioni significative, strumenti utili e suggerimenti pratici per avere, o meglio, per “essere”, una carriera di successo, definita secondo parametri stabiliti e decisi da noi stessi, non da altri, e certamente non solo basata sul profitto e sulla carriera a tutti i costi, senza riflettere sulle conseguenze. Ci sono due strumenti che uso, la bussola - uno strumento focalizzato sui nostri valori interiori e più profondi che ci permette di mantenere una certa direzione nel nostro viaggio -, e il radar - che ci aiuta a scoprire gli ostacoli, i pericoli e le opportunità che avremo incontrare”. Il talento insomma, non è ragion sufficiente per la realizzazione professionale.

Servono binari ben definiti per viaggiare spediti e raggiungere le destinazioni corrette per ciascun professionista. E non è nemmeno sufficiente affidarsi a uno solo degli strumenti di navigazione. Come racconta nel dettagli Gallo, “se abbiamo in mano solo la bussola andremo nella giusta direzione, ma saremo inconsapevoli dei pericoli e finiremo in un vicolo cieco o, peggio ancora, non saremo in grado di vedere né le imboscate né le opportunità. Se ci affideremo solo al radar, eviteremo i pericoli, ma non avremo nessuna direzione e potremmo finire per diventare molto tattici senza sapere dove stiamo andando davvero. Abbiamo quindi bisogno sia della bussola sia del radar per scoprire e usare la nostra passione, il nostro cuore, i nostri nervi, la nostra anima e, sì, anche il nostro amore”.

Del resto, spiega ancora Gallo, è profondamente mutato il contesto nel quale ci muoviamo. Innanzitutto è cambiata la velocità dei fenomeni che impattano il mercato del lavoro e questo "ci sta cambiando anche come essere umani". In particola, continua l'esperto di HR, "l'Artificial Intelligence sta cambiando il modo in cui stiamo nel mondo: l'uso di internet ha cambiato il modo in cui gestiamo la nostra vita. Negli Usa ormai sempre più persone si sposano dopo essere conosciute online. La differenza tra vita reale e vita virtuale si sta appiattendo: un tale è arrivato a sposare un oleogramma".

C'è poi un altro dato che deve spingerci a rivedere il modo in cui impostiamo il nostro approccio al lavoro: il 70% delle persone che lavoreranno nel 2030 saranno Millennial, persone che hanno un sistema di valori diverso da chi è oggi attivo sul mercato. Non solo. Spiega ancora Gallo: "Negli anni 2000 c'erano più persone disponibili per posto di lavoro, adesso il rapporto è di uno a uno ma non c'è match tra domanda e offerta perché mancano le competenze esatte cercate dalle aziende. Nel passato avevamo una vita scandita in 3 blocchi: studio, lavoro, pensione. Adesso, con una aspettativa di vita cresciuta a 90 anni, l'apprendimento deve continuare. Adesso cominci a fare un lavoro e finisci a farne un altro. Le nostre skills sono simili a una macchina, che oggi vale x euro e il cui valore si riduce nel tempo. Le skills che chiedono i CEO quando assumono sono tutte soft, sono quelle abilità che ci rendono umani. Siamo passati da un sistema economico con problemi complicati, a uno con problemi complessi. Nella percezione diffusa tutti i grandi manager sono quelli che hanno doti di umanità, umiltà, empatia, lungimiranza, etc. Nessuno indica mai una laurea in un ateneo prestigioso come requisito rappresentativo del successso".

Anche la leadership sta vivendo una profonda mutazione: oggi è legata ai valori, all'integrità. "Per questo - conclude Gallo - consiglio di tenere il proprio radar ben acceso per capire cosa succede intorno a noi, ma anche di attivare la propria bussola per ricordarsi dove si è e perché. La leadership è proprio questa capacità di navigare con questi due strumenti".

La presentazione del libro di Paolo Gallo è stata ulteriormente arricchita da una tavola rotonda alla quale hanno partecipato esperti e manager in prima linea per costruire carriere coerenti e gratificanti per i propri dipendenti.

Enrico Sassoon Direttore dell'Harvard Business Review Italia, ha posto l'accento sul grande pericolo dell'obsolescenza lavorativa: "Chi arriverà a 70 anni tra 20 anni - ha spiegato - avrà cambiato tantissime volte lavoro. Bisogna continuare a imparare. Le aziende non fanno sempre quello che possono o quello che dovrebbero, trascurano la formazione, soprattutto in Italia, e le forze politiche, in una fase di crisi generale non hanno dato la massima priorità all'educazione".

Steve Trow, CFO Hr director di Hermès, ha esortato ad ampliare il più possibile il proprio orizzonte: "Ho fatto lavori molto diversi così quando mi hanno dato l'incarico delle risorse umane ero pronto. Bisogna cercare di avere una visione a 360 gradi, anche su altri argomenti non proprio attinenti il proprio impiego. Nel settore del lusso per esempio, siamo arrivati tardi agli ecommerce, proprio per un errore di miopia. Stiamo facendo adesso quello che Amazon ha iniziato a fare 15 anni fa. Il futuro è già qui e quindi bisogna intercettarlo e capirlo prima che esploda".

Antonio Andreotti, direttore HR di Iren, infine, ha ricordato l'importanza di "lavorare sulle competenze tecniche che sono abilitanti e non vanno date per scontate. Sulle altre competenze il punto chiave è tenere aperta la mentalità, imparare continuamente. Dobbiamo accompagnare le persone nel percorso di cambiamento, far capire che senza questa apertura si perdono opportunità come persone e come aziende. Il messaggio che vogliamo trasmettere è che una mentalità chiusa è dannosa per la persona e l'azienda, il 'si è sempre fatto così' è deleterio. Se non si mettono in gioco i capi per primi è difficile che il cambiamento dal basso avvenga".