Per la prima volta in Italia la grande berlina Usa
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Nei telefilm americani è un mito. Chevrolet Malibù nasce infatti nel 1964 e in mezzo secolo ha affrontato le strade del mondo e le piste Nascar, ma non è mai arrivata ufficialmente in Italia. Fino ad ora, perché General Motors ha deciso finalmente di far arrivare la nuova generazione della berlina Chevrolet, così da infastidire l’eterna rivale Ford, che da noi conta sul consolidato successo di Mondeo.
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Nella gamma europea di Chevrolet, la Malibu occupa il ruolo di ammiraglia e a prima vista il look sembra alquanto istituzionale. Ha un passo generoso di 2,737 metri, una lunghezza totale di 4,865 metri e una larghezza di 1,855, come dire che quanto a spaziosità non teme confronti. Ma la nuova Malibu ha anche un’estetica molto seducente, è ben piantata a terra ma le sue linee sono slanciate e atletiche. In termini dinamici sono stati disegnati vari elementi della carrozzeria, come il frontale con la griglia sdoppiata, il cofano con quel rigonfiamento centrale che sa di muscoli pronti a esplodere, i cerchi da 18 pollici. I tratti più belli li esprime però il terzo volume, con gli intriganti fari posteriori, lo spoiler integrato sul cofano e col terzo stop centrale.
L’abitacolo di Malibu è davvero accogliente e dotato dei migliori comfort. Da ricordarsene al momento di affrontare l’argomento prezzi, perché la berlina americana sorprende anche per l’ottimo rapporto qualità/prezzo. La consolle centrale del cruscotto integra lo schermo touch screen a colori da 7 pollici, ma a spiccare è la retroilluminazione blu ghiaccio, dal sapore hi-tech, che tachimetri e varie spie emettono verso il guidatore. Molto bello (oltre che diretto e preciso su strada) è il volante multifunzione, con le levette per cambiare marcia nella versione con cambio automatico da noi provata e il Cruise Control. La spaziosità è il punto forte di Malibù: chi siede dietro può facilmente accavallare le gambe, anche se alto più di un metro e ottanta. Lo spazio per le spalle è di quasi un metro e mezzo, per tutti i passeggeri.
Pur nella classica configurazione a tre volumi, Malibù non trascura le esigenze di trasporto bagagli, e offre una capacità di 545 litri con i 5 posti a sedere occupati. Molto “americana”, ma apprezzabile, la cultura di stivaggio degli oggetti nell’abitacolo, che presenta ad esempio il vano nascosto dietro il touch screen da 7 pollici, mentre le tasche delle portiere possono contenere una bottiglia da un litro ciascuna. Di serie sono i sedili anteriori riscaldati ed elettrici con funzione memory, sostegno lombare e rivestimenti sportivi in pelle. E sempre di serie l’impianto radio-CD con 9 altoparlanti e vivavoce Bluetooth.
Su strada la Malibù dimostra buon carattere, è discretamente vivace, ma soprattutto molto ben piantata a terra anche quando si spinge sull’acceleratore. Una vettura senza dubbio piacevole da guidare. Ma in realtà sconta la precisa scelta strategica di Chevrolet di offrire comfort: cioè ottimi sedili, bassa rumorosità, il cambio automatico (ma c’è anche il manuale a 6 marce) e una motorizzazione a gasolio quasi indispensabile oggi su un mercato come il nostro. Perché ha un’ottima coppia ai bassi regimi – 350 Nm a 1.750 giri – e quindi buone accelerazioni e riprese, senza “strappi” e picchi di velocità. Inoltre il 4 cilindri 2.0 sviluppa 160 CV e consuma davvero poco, circa 5 litri di gasolio per fare 100 km nel ciclo misto.
Tornando alla strada, Malibu è dotata di un ottimo servosterzo elettrico (di provenienza ZF), molto preciso e capace di assicurare una tenuta eccellente, anche nelle curve più strette. Non manca l’ausilio per le partenze in salita e il freno di stazionamento elettronico, di serie come anche i pratici sensori di parcheggio posteriori e il Controllo elettronico di stabilità e trazione (ESC e TC). Ricco e raffinato l’allestimento LTZ, per prezzi di 31.000 euro, chiavi in mano, per la versione con cambio manuale e di 32.300 per quella con cambio automatico. Chevrolet la propone in Europa con garanzia di 3 anni/100.000 km.