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Venezuela, il leader dell'opposizione si autoproclama presidente | Trump lo riconosce, Maduro denuncia il golpe

Sostegno al presidente autoproclamato anche da Canada e molti altri Paesi. Dura la risposta del presidente in carica: "I diplomatici americani lascino il Paese entro 72 ore". La Difesa: "I militari appoggiano Maduro"

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Il leader dell'opposizione venezuelana, Juan Guaidó, si è autoproclamato presidente a Caracas, e il presidente Usa, Donald Trump, ha riconosciuto ufficialmente il nuovo governo, così come altri Paesi (compreso un sostegno da parte Ue).

Ma l'esercito ha respinto l'autoproclamazione, e Maduro ha denunciato il golpe chiamando il popolo alla mobilitazione ed espellendo i diplomatici Usa. 14 i morti nella repressione delle proteste antigovernative.

In un nota, Trump ha spiegato: "Nel suo ruolo di unica branca legittima del governo debitamente eletto dal popolo venezuelano, l'Assemblea nazionale ha invocato la Costituzione del Paese per dichiarare illegittimo Nicolas Maduro. Il suo incarico, dunque, è vacante. Il popolo del Venezuela ha coraggiosamente detto la sua contro Maduro e il suo regime. Ha chiesto la libertà e uno Stato di diritto". Il presidente ha quindi promesso che l'amministrazione statunitense continuerà a usare appieno il peso del potere economico e diplomatico degli Stati Uniti per "spingere per il ripristino della democrazia venezuelana".

Maduro: "Siamo la maggioranza, ci difenderemo" - Di pronta risposta Nicolas Maduro ha interrotto le relazioni diplomatiche e commerciali "con il governo imperialista di Washington". E ha aggiunto: "Ci difenderemo ad ogni costo. Siamo la maggioranza, siamo il popolo di Hugo Chavez. Siamo in questo palazzo per volontà popolare, solo la gente ci può portare via". Poi, in un tweet, ha lanciato un appello affinché il popolo "agguerrito e combattente" rimanga in allerta, pronto alla mobilitazione per difendere la patria. Al fianco di Maduro si sono schierati la Bolivia e il Messico.

Guaidó alle ambasciate: "Restate a Caracas" - Guaidó ha chiesto alle missioni diplomatiche presenti a Caracas di restare nel Paese sudamericano. "In virtù dei poteri conferitimi dalla Costituzione, comunico a tutti i capi delle missioni diplomatiche e al loro personale accreditato in Venezuela che lo stato venezuelano desidera fortemente mantenere la loro presenza diplomatica nel nostro paese", ha detto. Un invito accolto dal segretario di Stato Usa, Mike Pompeo: "Gli Stati Uniti - ha detto - non ritireranno i propri diplomatici da Caracas, come chiesto da Maduro, perché non lo riconoscono come legittimo presidente e quindi non considerano che abbia l'autorità legale per rompere le relazioni diplomatiche con gli Usa".

Il ministro della Difesa: "I militari appoggiano Maduro" - Il ministro della Difesa venezuelano, generale Vladimir Padrino Lopez, ha dichiarato in un tweet che le Forze Armate del suo paese "non accettano un presidente imposto da oscuri interessi o che si è autoproclamato a margine della legge", confermando così l'appoggio a Nicolas Maduro.

Tusk: "L'Ue sia unita in sostegno della democrazia" - "Spero che tutta l'Europa si unisca nel sostegno alle forze democratiche in Venezuela. A differenza di Maduro, l'Assemblea parlamentare, incluso Guaidó, ha un mandato democratico dai cittadini venezuelani", ha affermato il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk.

Il resto del mondo Trump ha rivolto un invito anche alle altre Capitali occidentali: "Incoraggiamo altri governi dell'emisfero occidentale a riconoscere il presidente dell'Assemblea nazionale Guaidó come presidente ad interim del Venezuela. Lavoreremo con loro a sostegno degli sforzi per ripristinare la legittimità costituzionale". Alle richieste del presidente Usa arrivano già le prime risposte. Immediato il riconoscimento da parte del Segretario dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa), Luis Almagro. L'emittente canaderse Cbc, inoltre, ha riferito che anche il governo di Justin Trudeau sarebbe pronto a riconoscere Juan Guaidó come presidente del Venezuela

Nominato capo dell'Assemblea Nazionale, Juan Guaidó fa parte di Voluntad Popular, partito centrista e progressista che dalla rielezione di Maduro appoggia le manifestazioni di piazza. Durante la sua autoproclamazione ha affermato di aver preso questa decisione “per ottenere la fine dell'usurpazione, un governo di transizione e libere elezioni”. Dopo il giuramento ha chiesto anche ai presenti nella piazza di promettere di impegnarsi “a ristabilire la Costituzione in Venezuela”.

Nei giorni scorsi la Cnn aveva parlato dell'intenzione del presidente Usa di riconoscere Guaidó come capo di Stato ad interim. Per l'emittente americana la mossa attesa da Washington sarebbe stata proprio l'autoproclamazione del 35enne. Più volte l'amministrazione statunitense ha preso le distanze dal governo di Maduro. Lo scorso 10 gennaio, giorno del giuramento del presidente Venezuelano, il consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump, Jhon Bolton, ha twittato: "Gli Stati Uniti non riconoscono l'insediamento illegittimo della dittatura di Maduro. Continueremo a far pressione sul regime corrotto, a supportare l'Assemblea Nazionale, e a chiedere libertà e democrazia per il Venezuela".

Un commento a cui a fatto seguito Mike Pence. Più volte il vicepresidente ha espresso la vicinanza degli Stati Uniti alle manifestazioni di piazza contro Maduro.

Le proteste Dall'insediamento di Maduro, avvenuto due settimane fa, le manifestazioni nelle piazze venezuelane non si sono fermate. Da Caracas a Maracaibo, da Barquisimeto e San Cristóbal, in migliaia hanno protestato contro il secondo mandato del presidente. Ci sono state anche molte situazioni di tensione. Dalla notte di martedì 22 gennaio cinque persone hanno perso la vita. In quattro sono morti, secondo l'ufficio del pubblico ministero venezuelano, durante i saccheggi avvenuti all'alba nello stato di Bolivar. La quinta vittima, invece, è un ragazzo di 16 anni, ucciso da un proiettile in un quartiere di Caracas. Nella capitale si sta svolgendo anche una contro manifestazione a favore di Maduro.