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Turchia: 38mila detenuti scarcerati per far posto ai 40mila fermati

"Non è unʼamnistia", ha precisato il ministro Bozdag. Dalla detenzione in una struttura carceraria passeranno a un regime di libertà considizionata. Intanto il premier turco traccia un bilancio degli arresti

Circa 38mila persone detenute nelle carceri turche saranno liberate nell'ambito di una riforma per il "rilascio monitorato".

Lo ha fatto sapere il ministro della Giustizia. La misura viene attuata mentre il sistema penitenziario è sotto pressione a causa dell'ondata di arresti seguita al fallito golpe del 15 luglio. Secondo il premier Binali Yildirim, 40.029 persone sono state fermate e per 20.355 di loro è stato confermato l'arresto.

Il bilancio della repressione - Stando ai nuovi dati diffusi dal primo ministro, inoltre, 79.900 persone sono state rimosse da impieghi pubblici e 4.262 società sono state chiuse per legami con Gulen, ritenuto la "mente" del tentato golpe.

Il decreto del governo di Ankara - Il decreto governativo implica la scarcerazione anticipata per 38mila carcerati, sempre che non siano implicati nel tentato golpe del 15 luglio né in reati di terrorismo, omicidio o delitti lesivi della sicurezza dello Stato. "Non è un'amnistia", ha precisato il ministro Bozdag. Dalla detenzione in una struttura carceraria passeranno a un regime di libertà considizionata. La decisione arriva mentre le purghe lanciate dopo il tentativo di putsch portano quotidianamente nuovi sospettati in prigione, già circa 10mila.

La polizia turca ha inoltre fermato 17 giornalisti, tra cui un vignettista di nazionalità spagnola, in una retata contro il quotidiano Ozgur Gundem, noto per le sue posizioni filocurde e chiuso oggi in via "temporanea" per ordine di un tribunale.

Lo hanno fatto sapere fonti del giornale, la cui sede si trova vicino a piazza Taksim. Diversi computer sono anche stati sequestrati. Secondo il quotidiano Cumhuriyet, tra i 17 c'è il vignettista spagnolo Dogan Güzel, che si era trasferito oltre dieci anni fa in Europa a causa delle pressioni subite in Turchia.