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Palermo, Conte gioca la carta Libia in Ue e apre ad Haftar: "Ora c'è più fiducia"

Il premier porta a casa un discreto successo. ​Sul piano pratico, per Tripoli nel breve periodo non cambia molto. La road map resta quella dellʼOnu, che lʼItalia ribadisce essere "stella polare" per la stabilità

Palermo, Conte gioca la carta Libia in Ue e apre ad Haftar:
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"Lasciamo Palermo portando con noi il sentimento di fiducia per aver dato una prospettiva di stabilizzazione della Libia.

Non dobbiamo illuderci, ma sono state poste premesse importanti di questo cammino". Lo ha detto il premier Giuseppe Conte al termine della conferenza sulla Libia a Palermo. "Mi è dispiaciuto che la delegazione turca si sia allontanata. Ma non ce l'hanno affatto con l'Italia". ha spiegato il presidente del Consiglio.

Un "servizio" all'Ue e un'apertura al generale Khalifa Haftar e all'asse russo-egiziano che sostiene l'uomo forte della Cirenaica. La conferenza di Palermo porta al cospetto di Palazzo Chigi, e a prescindere dal suo esito, innanzitutto queste due novità. La prima vede Giuseppe Conte condurre, anche agli occhi di un'Europa quasi allarmata sui conti, da M5S e Lega, un'iniziativa che vede proprio il capo del governo protagonista, a dispetto dei suoi vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Si tratta, peraltro, della prima iniziativa diplomatica targata giallo-verde e vede - questa la seconda novità, sul piano internazionale - l'impronta delle buone relazioni tra gli alleati di governo e Mosca.

Al di là delle cortesie diplomatiche, delle indiscrezioni e delle smentite, sembra evidente che sia Haftar, l'uomo sostenuto dall'asse Il Cairo-Mosca ma anche da Parigi, la "star" della Conferenza di Palermo. Con il suo gioco di presenze e assenze - come quando, mentre lascia Villa Igiea prima dell'inizio della conferenza le telecamere nel cortile dell'albergo sono allontanate per qualche minuto - il generale della Cirenaica ottiene in fondo il suo obiettivo principale: trattare, in un vertice ristretto con il leader-rivale Fayez Sarraj e al cospetto di Conte, Medevedev, Sisi, Tusk, Le Drian e dei partner nordafricani, la sua leadership sull'unificazione dell'esercito libico.

Un'unificazione che anche il governo di Accordo di unità nazionale ritiene necessaria e opportuna prima che si arrivi al voto. Conte, dal canto suo, incassa la stretta di mano tra Sarraj e Haftar e, forse, segna un punto in più rispetto alla conferenza di maggio di Parigi: che a "sorvegliare" la stretta siano i rappresentanti di più alto livello di buona parte dei Paesi interessati al dossier libico. Qualcuno durante l'incontro, sottolineano fonti diplomatiche dopo la riunione ristretta, senza citare il summit di Parigi nota "sorrisi ben più ampi rispetto ad altri contesti" mentre dalla Russia arriva la chiara investitura all'iniziativa italiana e da fonti del governo si bolla come "insensato" il presentare, nei giorni scorsi, la conferenza come un fallimento.

Sul piano pratico, per la Libia nel breve periodo non cambia molto. La road map resta quella dell'Onu, che l'Italia ribadisce essere "stella polare" del piano di stabilizzazione della Libia. Nel corso della conferenza di parla invece soprattutto di sicurezza ed economia. Perché gli interessi italiani in Libia restano diversi e potenzialmente proficui ed anche per questo, al fotofinish, Francia e Italia siglano una sorta di "tregua" sul dossier libico. Ma il tempo stringe. Fonti libiche sottolineano l'urgenza della formazione per i corpi di polizia, di velocizzare le procedure dei visti per l'Italia e di investire anche in cultura. Il tema, si sottolinea, è che nei primi mesi del nuovo governo, la cooperazione si è inceppata. Come sull'ambasciatore Giuseppe Perrone, richiamato in Italia dopo le sue parole sulla data del voto in Libia sebbene, sottolinea la fonte tripolina "né il governo libico né Haftar avessero qualcosa contro di lui".