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Nessun pericolo per Wikipedia e i meme: alcuni miti da sfatare sulla direttiva Ue sul copyright

In vista della votazione prevista per il 12 settembre tornano a circolare alcune informazioni false sulla riforma

Nessun pericolo per Wikipedia e i meme: alcuni miti da sfatare sulla direttiva Ue sul copyright - foto 1
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A pochi giorni dalla votazione a Strasburgo della direttiva sul copyright, prevista per mercoledì 12 settembre, tornano a circolare informazioni errate sulla riforma.

Una di queste riguarda Wikipedia, l'enciclopedia gratuita online amata dagli utenti in rete. Di recente ha cominciato a circolare la notizia che la piattaforma possa essere penalizzata dall'approvazione del documento: è falso. Così come l'approvazione della direttiva non andrebbe in nessun modo a toccare parodie o meme.

Wikipedia potrà continuare a informare - La riforma prevede "giuste remunerazioni" per gli autori i cui contenuti finiscono su piattaforme digitali, come i social network e i motori di ricerca, e il "blocco di contenuti coperti da copyright". Sono escluse dal regolamento però le piattaforme che operano per "scopi non commerciali" come le enciclopedie online. Quindi non c'è nessun pericolo che Wikipedia possa smettere di funzionare qualora la direttiva venisse approvata il 12 settembre dall'Europarlamento. Così come possono continuare a circolare in rete contenuti coperti da copyright, ma resi pubblici con il consenso dell'autore come i testi delle ricerche scientifiche e i testi accademici in senso generale.

Via libera a meme e parodie - Anche i meme e le parodie che tanto fanno divertire gli utenti in rete potranno continuare a circolare sul web. La riforma non rappresenta nemmeno un pericolo per i blog, le piattaforme di discussione. "Verrà garantita la possibilità per gli utenti della rete di essere attori partecipi dei social network, produrre blog, condividere opinioni, foto e link", sottolinea la Federazione Italiana Editori Giornali. 

Nessuna tassa sui link - L'articolo 11 della direttiva è diventato erroneamente noto come "link tax", ma la riforma non prevede alcuna tassa sui collegamenti ipertestuali.