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Usa, il Senato e la Camera approvano il budget: finito lo "shutdown"

Ora manca solo la firma del presidente. Lʼostruzionismo del repubblicano Rand Paul, che ha parlato per oltre sei ore, aveva messo in imbarazzo Trump

Usa, il Senato e la Camera approvano il budget: finito lo
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Budget di nuovo sbloccato dal Senato e dalla Camera degli Stati Uniti, dopo il nuovo shutdown (il secondo in meno di tre settimane) provocato dal senatore repubblicano Rand Paul.

L'esponente del Tea Party, aveva infatti parlato in Aula per oltre sei ore contro il rischio di un aumento del deficit impedendo il voto di un accordo bipartisan e facendo scattare la chiusura temporanea degli uffici federali. Alla fine è arrivata anche la firma di Trump.

Il Senato americano ha approvato il budget federale intorno le 8 del mattino (orario italiano) che rifinanzia l'amministrazione, in shutdown da un paio d'ore. Il testo, frutto di un accordo bipartisan, è stato approvato con 71 voti a favore e 28 contrari.

Poi è stata la volta della Camera, che ha approvato il bilancio con 240 voti a favore e 186 contrari. Il disegno di legge prevede enormi incrementi di spesa chiesti dai repubblicani per la Difesa, oltre a forti aumenti chiesti dai democratici per le agenzie interne. La leadership repubblicana contava sul sostegno dei democratici, pure loro divisi ma per altri motivi, in particolare per il mancato impegno a risolvere la questione dei Dreamer, come aveva denunciato Nancy Pelosi in un intervento record di oltre otto ore. Alla fine si è però impedito che il secondo stop per mancanza di fondi agli uffici pubblici possa far sentire i suoi effetti sui cittadini.

A far scattare il secondo shutdown, a sorpresa, è stato un senatore repubblicano, l'ex candidato presidenziale Rand Paul, un conservatore "libertario" contrario all'aumento del debito pubblico. Ha parlato ad oltranza per oltre sei ore bloccando il voto in Senato su un accordo bipartisan per un bilancio biennale che aumenterebbe la spesa di altri 300 miliardi di dollari, dopo il taglio delle tasse che causerà un "buco" di 1.500 miliardi dollari in dieci anni.

Le regole del Senato consentono ai singoli membri di intervenire quanto vogliono, facendo così ostruzionismo. "Li posso tenere qui sino alle tre del mattino, mi devono ascoltare", aveva minacciato, deciso a proseguire la sua battaglia di principio sino a far scattare lo shutdown, pur nella consapevolezza che l'accordo sarebbe poi stato approvato.

Quando in serata ha fiutato l'aria che tirava, la Casa Bianca aveva sollecitato le agenzie governative a prepararsi allo shutdown. Eppure questa volta sembrava che ci fossero le condizioni e i numeri per approvare l'intesa bipartisan senza troppi ostacoli. Un accordo di compromesso, che da un lato accontenta Trump e il Grand old party, aumentando le spese militari di 80 miliardi di dollari nel 2018 e di 85 l'anno dopo; dall'altro i democratici, con un incremento pressoché analogo (rispettivamente 63 miliardi e 68 miliardi) delle spese non militari, come la lotta agli oppiacei, la copertura medica dei bambini poveri e gli investimenti in infrastrutture. Oltre a 90 miliardi di dollari per i danni causati da uragani e incendi in vari Stati, capitolo di spesa cui tenevano entrambi i partiti.

Trump firma per mettere fine allo shutdown - Il presidente americano, Donald Trump, ha firmato la misura che mette fine allo shutdown, votata dal Congresso nella notte. Lo ha annunciato su Twitter. L'accordo prolunga sino al 23 marzo il finanziamento dell'amministrazione federale, durante i quali i parlamentari lavoreranno al dettaglio della legge.