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Berlino, caccia al terrorista: aveva contatti con l'Isis su Telegram

Spunta anche la documentazione dei suoi comportamenti violenti nelle nostre carceri: minacciò un detenuto cristiano di tagliargli la testa

In Germania continua la caccia all'uomo.

Anis Amri, sospettato per la strage di Berlino, avrebbe fatto ricerche su internet per la fabbricazione di esplosivi e avrebbe avuto contatti diretti con l'Isis, scrive il New York Times citando fonti dell'intelligence Usa. Mentre il settimanale tedesco Focus riferisce che la polizia era a conoscenza dei piani di colpire in Germania "almeno dall'estate". Il fratello: "Si è radicalizzato in Italia".

Amri "si era forse radicalizzato nel carcere italiano dopo che aveva lasciato la Tunisia", ha detto alla Bild Abdelkader Amri, uno dei suoi fratelli rintracciato in Tunisia. "Se sarà provato che era coinvolto, non farà più parte della nostra famiglia", ha aggiunto. Anche l'agenzia di stampa Ap è riuscita a mettersi in contatto con un fratello di Anis Amri, che gli ha lanciato un appello: "Si consegni alla polizia".

Minacciò un detenuto cristiano - In carcere in Italia, Anis Amri frequentava unicamente detenuti tunisini, legando soprattutto con un gruppo ristretto di essi; ed emergono episodi di contrasti violenti con un altro detenuto, che dichiarò di aver subito minacce in quanto cristiano: "Ti taglio la testa". Per questi motivi il Dap (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) segnalò segnalato al Casa (Comitato analisi strategica antiterrorismo) comportamenti sospetti tenuti durante la detenzione dall'uomo.

La polizia sapeva che era pericoloso - Focus rivela inoltre che la polizia criminale del Nordreno-Vestfalia sapeva che l'intenzione di Amri era di compiere attentati, dice il sito del settimanale Focus basandosi su "un'informativa inviata alla lka il 21 luglio 2016 da uno 007 tedesco infiltrato". Il tunisino ricercato avrebbe parlato dei suoi piani "anche nel circolo legato al predicatore Abu Walaa". Il suo nome, inoltre, è compreso nella lista statunitense delle persone a cui è vietato imbarcarsi sui voli di linea.

Lunga lista di atti violenti in carcere in Italia - E proprio durante il periodo della detenzione in Italia Anis Amri ha compiuto una lunga serie  di atti violenti come intimidazioni, sopraffazione, promozione di disordini e sommosse. E' quanto emerge da una documentazione che lo riguarda e che non svela nulla, invece, a proposito della sua radicalizzazione durante la detenzione. I suoi comportamenti violenti resero necessario più volte lo spostamento in diverse carceri siciliane per motivi di sicurezza. I documenti certificano almeno 12 episodi violenti compiuti dal giovane tunisino a partire dal maggio 2013 con l'abbandono ingiustificato del posto. Poi è stato segnalato per intimidazione e sopraffazione dei compagni e atteggiamenti offensivi. Poi nel 2014 Amri ha promosso disordini e sommosse, inosservato gli ordini oltre ad aver assunto atteggiamenti molesti verso i compagni e compiuto "altri reati". Atteggiamenti che hanno contribuito agli spostamenti da Catania a Enna poi Sciacca e infine Agrigento, prima di passare a Palermo. 

Arrestato a Catania nel 2011 - I documenti delle "vicende carcerarie" di Amri raccontano anche che fu arrestato il 23 ottobre 2011 nel centro di accoglienza di Belpasso, a Catania, a seguito di reati di danneggiamento come incendio, lesioni, minaccia, appropriazione indebita e condanna a 4 anni di reclusione. Scarcerato il 18 maggio 2015 dal carcere Ucciardone, sua ultima detenzione, è stato poi affidato al personale della Questura di Palermo, Ufficio Immigrazione per i provvedimenti di competenza e condotto al Cie di Pian del Lago di Caltanissetta.

Le autorità sotto accusa - Amri è riuscito a fuggire dopo la strage di Berlino. A finire nel mirino, così, sono ora le autorità tedesche, sotto accusa perché erano al corrente del fatto che l'uomo, a cui era stata respinta la richiesta di asilo, era stato identificato come un islamista potenzialmente pericoloso, tanto che era stato sorvegliato fino allo scorso settembre. La polizia tedesca ha anche offerto una ricompensa di 100mila euro a chiunque offra informazioni utili al suo arresto, ammonendo che l'uomo "potrebbe essere violento e armato".

 


I contatti con gli estremisti - Amri, quindi, era noto alla polizia, al centro di lotta al terrorismo e alla procura. Per quasi tutto il 2016 è stato monitorato a Berlino, perché sospettato di preparare una rapina per finanziare l'acquisto di armi automatiche e un attentato. L'indagine era però stata abbandonata a settembre per mancanza di prove. L'uomo era stato lasciato in libertà, nonostante i legami con alcuni predicatori salafiti. Un contatto, in particolare, è finito in queste ore sotto la lente di ingrandimento: quello con il predicatore iracheno, considerato il numero uno dell'Isis in Germania Abu Walaa, arrestato a novembre.

"Si offrì anche come kamikaze" - Secondo informazioni dello Spiegel online, Anis Amri si sarebbe offerto come kamikaze, come risultava da "indagini sui predicatori d'odio" basate "sulla sorveglianza delle telecomunicazioni". Tuttavia "le dichiarazioni erano formulate in modo talmente complicato" da "non essere sufficienti per far scattare l'arresto". In più, Amri avrebbe chiesto "come poteva procurarsi delle armi" a una persona risultata poi "un informatore delle autorità di sicurezza".