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Clinton: sconfitta causata da attacco hacker russo e inchiesta email

Lʼex first lady attacca Putin: "La sua è stata una vendetta personale. Mosca ha destabilizzato la nostra democrazia". Anche per Obama "la Russia ha influito sul voto"

Hillary Clinton ha collegato la sua sconfitta alla presidenziali Usa alla convergenza di due eventi "senza precedenti" nella storia americana.

Da una parte la pubblicazione della lettera che indicava la riapertura dell'indagine sulle email della candidata democratica da parte del direttore dell'Fbi, James Comey, dall'altra "l'attacco hacker contro il nostro Paese" orchestrato dal presidente russo Vladimir Putin. Lo scrive il New York Times.

La Clinton contro Mosca - La Clinton dunque esce per la prima volta allo scoperto dopo l'inaspettata sconfitta alle elezioni dell'8 novembre scorso e lo fa con un durissimo attacco alla Russia. L'ex first lady, parlando a un incontro con i finanziatori della sua campagna, ha puntato il dito contro il Cremlino: "Mosca ha cercato di destabilizzare la nostra democrazia" tramite i cyber-attacchi che hanno messo nel mirino il partito democratico. Secondo questa teoria sostenuta dall'ex candidata alla Casa Bianca ci sarebbe Putin in persona dietro tutto questo. Putin che si sarebbe, così, vendicato sulla Clinton per le sue affermazioni secondo cui le elezioni parlamentari russe del 2011 erano state manipolate. 

La vendetta di Putin - "Putin mi incolpò pubblicamente di aver offeso il suo popolo" - afferma Hillary - "E c'è un collegamento diretto tra quanto disse allora e quello che ha fatto in queste elezioni. a Clinton ha definito le azioni di hackeraggio della Russia come "un vero attacco all'America" dettato da un "rancore personale" del presidente russo nei suoi confronti. Ma l'ex candidata democratica va oltre: "Non si tratta solo di un attacco a me e alla mia campagna, qui siamo oltre le normali preoccupazioni politiche. Qui si parla dell'integrità della nostra democrazia e della sicurezza della nostra nazione".

Donald Trump nega su Twitter - Il presidente eletto degli Stati Uniti d'America, del resto, ha negato, ancora una volta l'ipotesi di un collegamento tra il governo di Mosca e l'attacco hacker alle elezioni americane. Posizione che in realtà è minoritaria persino all'interno dello stesso partito repubblicano che ha accettato quanto sostenuto dall'intelligence americana: Mosca ha orchestrato un'azione pirata contro gli Stati Uniti cercando di manipolare le elezioni presidenziali.

Il manager della Clinton contro l'Fbi - Sulla questione è intervenuto anche John Podesta che della campagna di Hillary Clinton è stato il manager. Secondo lui l'Fbi e in particolare il direttore James Comey avrebbero avuto un atteggiamento troppo "apatico" verso gli attacchi hacker da patre della Russia offrendo una risposta "sconcertante" di fronte alla minaccia. Gli agenti federali, secondo Podesta, si sarebbero concentrati molto di più sul caso delle mail riguardanti la Clinton. "Se si paragona - ha detto Podesta - la massiccia risposta da parte dell'Fbi allo scandalo esagerato delle email con l'apparente risposta apatica al vero complotto della Russia di sovvertire una elezione nazionale, allora è evidente che qualcosa non va all'Fbi".

Obama: "Mosca ha influito sul voto, lo dicono i fatti" - La Russia ha interferito sulla campagna elettorale americana ed è responsabile per aver hackerato il partito democratico. Lo ha ribadito Barack Obama nella conferenza stampa di fine anno, sottolineando come "si tratta di fatti basati su una valutazione uniforme da parte di tutte le agenzie di intelligence". L'obiettivo, ha sottolineato Obama, è quello di evitare questi episodi di cyber-attacchi in futuro. "E la mia speranza - ha aggiunto il presidente Usa uscente - è che il mio successore abbia lo stesso tipo di preoccupazione e di determinazione nel combattere certe interferenze".