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Nicaragua, marcia contro il presidente Ortega finisce nel sangue: almeno 11 morti

Le proteste contro il governo vanno avanti da giorni: in migliaia sono scesi in piazza a Managua, scontrandosi con la polizia. Decine i feriti

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In Nicaragua si è chiusa nel sangue la marcia convocata contro il governo di Daniel Ortega.

Gruppi armati sandinisti hanno aperto il fuoco sulle centinaia di migliaia di persone che si erano riunite a Managua, causando almeno 11 morti e decine di feriti. Si tratta del bilancio fornito dal Centro nicaraguense dei diritti dell'uomo. Il dato complessivo delle proteste, in atto da giorni, è di almeno 80 vittime.

Sono migliaia le persone scese in strada per domandare giustizia e denunciare le ultime violenze da parte della polizia. Nell'ultimo episodio si è assistito a scene di guerriglia urbana con spari, lancio di armi artigianali, auto e negozi messi a fuoco.

Lo scontro tra l'Alleanza civica e le forze leali al presidente ha già provocato decine di morti e feriti. Le manifestazioni sono iniziate a metà aprile contro la riforma delle pensioni. Secondo Amnesty International, le autorità hanno adottato sin dall'inizio una strategia repressiva nei confronti degli attivisti, basata sull'uso eccessivo della forza, esecuzioni extragiudiziali, il controllo dei mezzi d'informazione e l'impiego di gruppi armati filo-governativi. "La repressione violenta del governo ha raggiunto livelli estremi", ha affermato l'organizzazione.

Erika Guevara-Rosas, responsabile per l'America Latina di Amnesty, ha scritto su Twitter che "il brutale attacco lanciato contro la manifestazione di massa convocata dalle stesse madri delle vittime degli scontri dimostra che il governo ha adottato una strategia di 'sparare per uccidere'".

La Chiesa sospende il "dialogo nazionale" - La Conferenza episcopale del Nicaragua ha dichiarato sospeso il "dialogo nazionale" lanciato dal presidente Daniel Ortega, di cui è mediatore e testimone, "fin quando si continuerà a negare al popolo nicaraguense il diritto a manifestare pacificamente, e il popolo continuerà a essere represso ed assassinato" nelle proteste di piazza. Lo hanno reso noto i vescovi del Paese centroamericano.