DA GUANTANAMO

Ideò 11 settembre, ora cambia vita e dice: "No alla violenza"

Khalid Shiekh Moahammed: "Convertirò all'Islam solo con la parola"

15 Gen 2014 - 09:07
 © da-video

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Ravvedimento? Addio definitivo al fanatismo? Forse. Sta di fatto che a dire che l'uso della forza per convertire chi non è di religione islamica è sbagliato (ed è il Corano a vietarla), è proprio Khalid Shiekh Moahammed, l'ideatore degli attentati del'11 settembre 2001 costati la vita a più di duemila americani. Khalid è rinchiuso nel supercarcere di Guantanamo dal 2006, in attesa di sentenza.

Al centro di un processo militare alla fine del quale potrebbe essere condannato alla pena di morte, Ksm (come è conosciuto negli ambienti dell'intelligence Usa) ha deciso di dire la sua in una sorta di manifesto di 36 pagine presentato alla corte e ottenuto dall'Huffington Post. Manifesto in cui afferma di voler convertire alla religione islamica giudici, avvocati e carcerieri, ma ripudiando l'uso della violenza.

Appena arrivato a Guantanamo, infatti, nel corso dei primi interrogatori l'uomo affermò come ''il più grande dovere religioso è combattere gli infedeli''. Oggi Ksm - 50 anni, nato in Kuwait ma che ha frequentato il college in North Dakota - spiega come la conversione può essere perseguita solo con la persuasione e con la riflessione teologica.

''La verità non può mai essere raggiunta con i muscoli e con l'uso della forza, ma ricorrendo alla ragione e alla saggezza'', scrive. Parole che arrivano dalla stessa persona che nel 2007 affermò di aver decapitato personalmente (con la mia ''santa mano destra'', disse) il giornalista americano, Daniel Pearl. Ksm in anni di interrogatori è stato più volte torturato dalla Cia, in particolare con la tecnica del 'waterbording' a cui sarebbe stato sottoposto centinaia di volte.