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Regeni,testimoni: "Banda accusata dell'omicidio è stata assassinata"

Colpita a sangue freddo dalla polizia: secondo la testimonianza raccolta dallʼAP i presunti rapinatori erano disarmati. Le accuse al governo: insabbiano le indagini

Due testimoni anonimi hanno confermato all'Associated Press che sarebbe stata un'esecuzione "a sangue freddo" perpetrata dalle forze dell'ordine il presunto "scontro a fuoco" in cui furono uccisi al Cairo i rapinatori presso cui sono stati rinvenuti documenti d'identità di Giulio Regeni.

I testimoni hanno precisato che i 5 uomini uccisi non erano armati e che sette veicoli della polizia accerchiarono il minibus su cui viaggiavano e iniziarono a sparare.

L'uccisione avvenne verso le sei del mattino: mentre la polizia crivellava di colpi il veicolo alcuni uomini sono saltati fuori dal mezzo e hanno cominciato a correre per essere poi uccisi "a sangue freddo", ha detto un testimone.

In seguito la polizia ha confiscato le riprese di videocamere di sorveglianza di case vicine, hanno detto i due testimoni più altri quattro presenti sul posto dopo la sparatoria. I corpi furono lasciati sulla strada per circa dieci ore, hanno riferito ancora i testimoni sotto anonimato per paura di ritorsioni.

L'accusa di aver ucciso a freddo i componenti della banda era già stata mossa in varie interviste da Rasha Tarek, la figlia del cosiddetto "capo". Il ministero dell'Interno, dando conto delle cinque uccisioni avvenute il 24 marzo, in un comunicato parlò di uno "scontro a fuoco" in cui però le forze dell'ordine avevano lamentato solo danni a proprie vetture. 

L'accusa al governo egiziano - Rasha inoltre ha esplicitato le proprie accuse già mosse in maniera meno diretta al governo egiziano circa una responsabilità nell'uccisione di Regeni e successivi depistaggi dicendo all'Associated Press: "Accuso il ministero dell'Interno di tentare di coprire le proprie malefatte uccidendo la mia famiglia". Tra l'altro, il giorno del rapimento di Regeni, tre componenti della cosiddetta "banda" erano lontani da Il Cairo.

Mostrando anche foto di lavori svolti, i due figli di Tarek hanno confermato quanto riferito alla Cnn: ossia che il marito di Rasha era solo un imbianchino che si stava recando a compiere un lavoro a Tagammu al-Khamis, quartiere della periferia est del Cairo dove poi fu ucciso dalla polizia assieme al suocero, al cognato, a un amico pregiudicato e all'autista del minibus su cui viaggiavano.

 "La segretezza dell'indagine solleva dubbi" Su queste accuse non è stato possibile ottenere commenti da diverse autorità egiziane. Abdel-Wahab Youssef, l'avvocato della famiglia autista Farouk (26 anni), ha detto all'Ap che gli è stato negato l'accesso agli atti dell'indagine tra cui le autopsie: "la segretezza dell'indagine solleva dubbi", ha detto il legale. Rasha ha riferito che la polizia era solita perquisire le abitazioni della famiglia a causa di precedenti problemi con la giustizia e ha ripetuto che padre e fratello il giorno in cui furono uccisi erano con suo marito perche' lei aveva chiesto loro di seguirlo temendo che la tradisse.