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Attentato ad Ankara, la Turchia si vendica: raid sulle postazioni del Pkk

Lʼesercito turco ha bombardato le basi del movimento paramilitare curdo - accusato di essere il responsabile dellʼautobomba - nel nord dellʼIraq

Attentato ad Ankara, la Turchia si vendica: raid sulle postazioni del Pkk - foto 1
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Dopo l'attentato che ha fatto 37 morti ad Ankara, la reazione turca non si è fatta attendere: nella notte l'aviazione ha condotto diversi raid contro le postazioni del Pkk curdo sulle montagne del nord Iraq di Qandil e Gara.

Le indagini sull'autobomba ad Ankara seguono infatti la pista del terrorismo curdo.

Fermate 10 persone legate all'attentato - La polizia turca ha fermato almeno 10 persone a Sanliurfa, nel sud-est del Paese al confine con la Siria, accusate di legami con i 2 presunti kamikaze. Tra i fermati ci sono anche familiari di almeno uno dei sospetti attentatori. Gli altri finiti in manette sono impiegati della concessionaria dove gli attentatori si sarebbero procurati la Bmw bianca usata per l'attacco. Le persone fermate verranno portate ad Ankara per essere interrogate.

Quattordici arresti per legami con Pkk - Inoltre la polizia turca ha arrestato 14 persone accusate di legami con il Pkk curdo. L'operazione principale è avvenuta a Eskisehir, nel nord-ovest del Paese, dove sono state arrestati 12 sospetti, mentre altri 2 sono finiti in manette a Istanbul. Il prefetto di Eskisehir, Gungoz Azmi Tuna, ha riferito di accuse di "propaganda terroristica" e "coinvolgimento in diverse azioni", senza però indicare un legame diretto con l'attacco di Ankara.

Le parole di Erdogan dopo l'attentato - Subito dopo l'attentato, il presidente Recep Erdogan ha giurato che "sconfiggeremo duramente i terroristi". "Il nostro popolo non deve preoccuparsi, la battaglia contro il terrorismo sarà certamente vinta e il terrorismo sarà distrutto". Erdogan ha invitato i suoi concittadini all'unità e ha assicurato che il Paese farà ricorso ai suoi diritti di autodifesa per prevenire futuri attacchi.