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Su mezza Africa l'effetto Tunisia

Contestazioni in Yemen, Gabon, Egitto

L'effetto Tunisia sta contagiando molti altri Paesi dell'Africa.

Mentre in Egitto continuano le proteste tra morti, feriti e decine di arresti, le manifestazioni di opposizione ai governi crescono anche in Gabon e Yemen, dove migliaia di persone hanno chiesto le dimissioni del presidente. In Algeria ed Etiopia sale la tensione e perfino in Siria si teme che la folla scenda in piazza, tanto che nel Paese è stato bloccato Facebook.

Il malessere del continente africano si esprime con un'intensità e una violenza sempre maggiore in un numero crescente di Paesi, e ogni giorno fa le sue vittime.

Egitto: scontri e tre morti
Sono proseguiti per tutta la notte di mercoledì gli scontri al Cairo tra i dimostranti antigovernativi e le forze dell'ordine, come scrive Al Jazeera. Un poliziotto e un manifestante sono rimasti uccisi. Secondo i corrispondenti dell'emittente araba, i dimostranti sono pronti a nuove manifestazioni e "non sembrano avere intenzione" di fermarsi. Manifestanti e forze di sicurezza si sono scontrati sul lungo Nilo di fronte alla sede del partito democratico al potere. Gli agenti di sicurezza hanno lanciato lacrimogeni per tenere lontano i manifestanti. Contro i manifestanti del centro del Cairo la polizia egiziana ha usato inoltre pallottole di gomma, come hanno reso noto fonti della sicurezza.

A Ismaelia, invece, si sono registrati violenti scontri tra centinaia di manifestanti e polizia, con fitte sassaiole. Trenta gli arrestati, secondo fonti locali. Violenti scontri anche nel Sinai, con scambi di colpi d'arma da fuoco e un manifestante ucciso. In zona i manifestanti, che sono circa 10mila, hanno anche bloccato l'autostrada internazionale tra Egitto e Israele.

A Suez una folla di manifestanti ha appiccato il fuoco al palazzo del governo, tentando di dare alle fiamme anche la sede locale del Partito nazionale democratico, al potere in Egitto, e un commissariato di polizia. Anche qui la polizia è intervenuta lanciando i gas lacrimogeni. Fonti ufficiali della città nel nord-est dell'Egitto, una delle più calde della protesta anti-governativa, dove martedì sono morte tre persone, hanno ordinato la chiusura dei negozi. La polizia ha riferito che negli ultimi scontri sono rimaste ferite 60 persone.

Intanto, il network hacker pro-Wikileaks, Anonymous, lancia il guanto di sfida al governo egiziano sul fronte della censura web, minacciando attacchi informatici ai siti web istituzionali. "Se non garantirete libero accesso a tutti i media e le informazioni nel Paese attaccheremo i siti del governo", si legge in un comunicato del gruppo, che definisce il governo del Cairo "criminale", bollandolo come "nemico del popolo e dunque anche nostro". Twitter ha confermato di essere ancora oscurato nel Paese: "E' bloccato solo il Dns", spiegano gli esperti di Anonymous mettendo in rete gli indirizzi ip attraverso i quali è comunque possibile accedere al social network dall'Egitto. In rete, gli anonimi hanno messo anche il "kit" tradizionale di informazioni per superare le barriere telematiche imposte dalla censura.

E mentre proteste, manifestazioni e scontri proseguono sempre più violenti, Mohammed El Baradei, ex capo dell'agenzia atomica internazionale e uno dei leader più conosciuti dell'opposizione egiziana, si è detto pronto a prendere il potere se gli verrà chiesto dalla piazza. L'ex capo dell'Aiea aveva poco prima bacchettato il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, per le sue dichiarazioni sulla situazione egiziana, dicendosi "sbalordito" dalle affermazioni sulla stabilità del governo egiziano. "Cosa significa stabilità e a che prezzo?", chiede il premo Nobel per la Pace. "Ventinove anni di leggi di emergenza sono stabilita'? E' stabilità un presidente da 30 anni con poteri imperiali, un Parlamento-farsa, e una magistratura non indipendente?". Poi l'affondo: "Se volete sapere perche agli Usa manca credibilità in Medio Oriente, ecco la risposta: la gente è rimasta completamente delusa da come gli Usa hanno reagito alle ultime elezioni in Egitto".

Governo: "Mano dura con manifestanti"
Il ministero dell'Interno egiziano ha avvertito che adotterà "misure decisive" contro i manifestanti che intendono protestare di nuovo contro il governo del presidente Hosni Mubarak. 

Obama: "Violenza non è la risposta"
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è intervenuto sugli scontri in Egitto dicendo che la violenza non è la risposta per risolvere i problemi del Paese. Obama ha rivelato di avere più volte sollecitato il presidente egiziano Hosni Mubarak "a fare in modo che il suo governo facesse progressi nel campo delle riforme, quelle politiche e quelle economiche", una scelta definita "assolutamente cruciale per il benessere a lungo termine dell'Egitto".

(nella prossima pagina gli scontri in Tunisia, Siria e Algeria)


Gabon: la polizia disperde i manifestanti antigoverno
Migliaia di persone hanno manifestato nella capitale Sana'a per chiedere che il presidente yemenita Ali Abdallah Saleh se ne vada dopo 32 anni al potere. "Il presidente tunisino se ne è andato dopo 20 anni, 30 nello Yemen sono sufficienti", scandivano i manifestanti facendo riferimento alle dimostrazioni tunisine che hanno portato alla fuga del presidente Zine el Abidine Ben Ali. "No al rinnovo del mandato, no alla trasmissione ereditaria del potere", hanno ripetuto inoltre i manifestanti, scesi in piazza su richiesta di una coalizione di opposizione "Incontro comune". Il presidente Ali Abdallah Saleh è stato rieletto nel settembre 2006 per un nuovo mandato di 7 anni. Un progetto di emendamento alla costituzione in discussione in parlamento potrebbe aprire la strada ad una sua presidenza a vita.

L'Australia avverte: rischio terrorismo in Etiopia
Il ministero degli Esteri australiano, in un nuovo avviso ai viaggiatori, avverte che alcuni estremisti starebbero programmando un attacco esplosivo ad Addis Abeba durante il vertice dell'Unione africana in corso nella capitale etiopica. Al vertice è presente anche il ministro degli Esteri australiano Kevin Rudd, che ha appena avuto un colloquio con il premier etiope Meles Zenawi. "Secondo informazioni credibili, degli estremisti stanno pianificando di far esplodere bombe in località non specificate in Addis Abeba", recita l'avviso, che raccomanda agli australiani di riconsiderare la necessità di viaggiare nella nazione dell'Africa orientale, inclusa la capitale Addis Abeba, per via dell'"alto pericolo" di un attentato. L'Australia continua a ricevere informazioni secondo cui i terroristi programmano attacchi contro una gamma di altri obiettivi, fra cui luoghi frequentati da stranieri, aggiunge. La settimana scorsa il governo di Addis Abeba ha detto di aver sventato un attacco terroristico promosso dalla vicina Eritrea e di aver arrestato sette militanti, che sarebbero stati addestrati ed armati dal regime eritreo.

Tunisia, Interpol emette mandato d'arresto per Ben Ali
L'Interpol ha emesso un mandato d'arresto internazionale nei confronti dell'ex presidente tunisino Ben Ali. In particolare l'organismo, che ha sede a Lione, ha detto di aver inviato, attraverso l'ufficio di Tunisi, un'allerta mondiale ai suoi 188 membri, con lo scopo di ottenere la localizzazione e l'arresto di Ben Ali e di sei componenti del suo entourage, compresa la moglie.

Siria: Facebook bloccato per timore di proteste
Le autorità siriane hanno inibito l'accesso al social network Facebook, secondo quanto scrive il quotidiano arabo "Asharq al-Awsat", spiegando che il provvedimento è stato preso ore per evitare che nel Paese si organizzino manifestazioni antigovernative come quelle che da settimane scuotono l'intero mondo arabo. Il quotidiano scrive inoltre che Damasco ha anche bloccato l'accesso alle chat e ai forum tramite i telefoni cellulari. I social network e i blog sono stati utilizzati dagli organizzatori delle proteste in Tunisia, in Egitto e in numerosi altri paesi per convocare le manifestazioni antigovernative.

Disordini in Algeria
E in Algeria l'impennata dei prezzi di prima necessità ha provocato una scia di proteste in diverse città, con due morti e diversi feriti. Per riportare la situazione alla normalità il governo ha deciso di ridurre i prezzi di alcuni prodotti.