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Onu dura su condanna a San Suu Kyi

Anche Usa dicono: "Processo ingiusto"

ll Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, convocato d'urgenza per discutere della situazione in Birmania, è stato aggiornato a mercoledì.

Gli Usa e altri Paesi avevano chiesto che il Consiglio condannasse la giunta birmana per aver rinnovato gli arresti domiciliari della leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki Moon, ha condannato "con fermezza" la sentenza. Dure critiche anche dalla Casa Bianca.

Ban Ki Moon ha "fortemente deplorato" la condanna. "Se lei e gli altri prigionieri politici nel Myanmar non verranno rilasciati e non potranno partecipare ad elezioni libere ed eque, la credibilità del processo politico rimarra' in dubbio", ha affermato il segretario generale. "Non si tratta di qualcuno da mettere sotto processo, certamente non di qualcuno che avrebbe dovuto essere condannato", ha dichiarato il portavoce dell'amministrazione americana, Robert Gibbs. In precedenza anche l'Unione europea, con un comunicato della presidenza, aveva condannato il verdetto di colpevolezza, annunciando che "risponderà con sanzioni supplementari verso i responsabili della condanna".

Obama: "Liberazione immediata"
Barack Obama ha chiesto la liberazione immediata e incondizionata della leader dell'opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, condannata da un tribunale di Rangoon per la violazione degli arresti domiciliari. "Violati i principi universali dei diritti umani", ha detto il presidente Usa. Il presidente americano ha chiesto anche la liberazione degli altri prigionieri politici detenuti in Birmania, così come si è detto ''preoccupato'' per le condizioni del cittadino americano John Yettaw, che nel maggio scorso fu ospitato da Aung San Suu Kyi e che è stato condannato a sette anni, una punizione definita da Obama "sproporzionata".

Usa: "Appoggeremo condannac della Birmania"
Susan Rice, ambasciatrice di Washington al Palazzo di Vetro, ha sottolineato che gli Usa "appoggeranno una dichiarazione di condanna contro la Birmania". L'ambasciatrice, scambiando alcune battute con i giornalisti all'entrata dell'aula del Consiglio, ha preso atto del fatto che "altri Paesi non sono dello stesso avviso". In particolare la Cina, che è tra i cinque Paesi che hanno potere di veto in Consiglio, ha bloccato in passato diversi documenti di condanna contro la Birmania.