FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Birmania,condanna per fermo Suu Kyi

LʼItalia ha convocato lʼambasciatore

La Farnesina ha convocato a Roma l'ambasciatore birmano "per una protesta ufficiale" contro l'arresto del premio Nobel per la pace e leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi.

Il nostro Paese si è unito così con fermezza alla condanna unanime della Comunità internazionale. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, si è detta "molto turbata" per le nuove accuse mosse in Birmania nei confronti della donna arrestata.

Anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, si è detto "gravemente preoccupato" e ha sottolineato, per bocca della portavoce Marie Okabe, che Suu Kyi è "una partner essenziale nel dialogo per la riconciliazione nazionale del Paese". Un processo che la giunta militare birmana non deve "minare".

Sulla stessa lunghezza d'onda la reazione dell'Unione europea: la presidenza di turno ceca ha chiesto l'immediata liberazione della Nobel per la pace e ha condannato anche gli altri arresti compiuti dalle autorità birmane che hanno portato in carcere esponenti della Lega nazionale per la democrazia (Lnd) e loro familiari. Secondo l'inviato speciale dell'Ue per la Birmania, Piero Fassino, non c'è "nessuna giustificazione" per gli arresti domiciliari, né tanto meno "per un nuovo arresto".

Gli Stati Uniti hanno chiesto alla giunta militare la liberazione "immediata" della leader dell'opposizione: "Non dovrebbe essere agli arresti domiciliari, e ancor meno in prigione", ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato, Ian Kelly, insistendo sul fatto che Suu Kyi deve essere "liberata immediatamente".

Il premier britannico, Gordon Brown, si è detto "profondamente turbato per il fatto che Suu Kyi possa essere incolpata per aver infranto la detenzione. Il regime birmano ha chiaramente l'intenzione di trovare qualsiasi pretesto per estendere la sua detenzione illegale".

Preoccupata anche l'amministrazione statunitense: "Abbiamo delle informazioni certamente inquietanti se fossero vere", ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato, Ian Kelly, sottolineando che il capo della diplomazia americana, Hillary Clinton ha chiesto alla giunta militare "le più ampie informazioni" sul caso.

In Europa, Parigi ha condannato "con la più grande fermezza" l'arresto del premio Nobel per la pace, come ha sottolineato il ministro degli Esteri Bernard Kouchner: "La decisione è ancor più inaccettabile se si considerano le sue condizioni di salute".

L'Unione forense per la tutela dei diritti dell'uomo, infine, si dice "indignata" per l'arresto, e chiede che "la comunità internazionale si attivi al più presto anche perché San Suu
Kyi è malata e potrebbe non sopportare una detenzione in carcere".