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Obama, la vita come un film

Il primo nero che volle la Casa Bianca

Brillante, ambizioso, dal travolgente eloquio.

E' ciò che commentatori, esperti, sostenitori e detrattori dicono di Barack Obama. Più che un politico si tratta di un caso mediatico, un uomo dalla biografia ideale per un film di Hollywood, adatto ad incarnare l'epopea del sogno americano. E' il primo presidente nero nella storia degli Stati Uniti e strappare il Paese all'egemonia repubblicana. E non è poca cosa.

Già dagli anni universitari, a detta di alcuni conoscenti, Obama conservava tutte le caratteristiche del perfetto leader da New Deal, ideale in un futuro nemmeno troppo lontano ad intepretare i sogni di una buona fetta di americani. Tanto "fighetto" da piacere agli amanti del presidenzialismo illuminato ed elegante stile Kennedy (la potente dinastia lo ha appoggiato da subito e quasi al completo), ma troppo sognatore per andare a genio agli americani "alla buona", ai conservatori bianchi, agli operai del nord, agli agricoltori del Midwest e degli stati del Sud. E forse anche troppo poco "nero" per piacere del tutto agli afro-americani.

Chi lo ama gli ha sempre perdonato tutto, anche quella confessione sull'uso di cocaina e hascish negli anni giovanili. Confessione opportuna perché gli ha consentito di sconfiggere i fantasmi del passato molto terreno prima della volata finale per la Casa Bianca. Quell'aria svagata e cosmopolita l'ha ereditata dalla sua famiglia così imperfetta e per questo molto americana. La madre, Ann Dunham, bianca come il latte, dal Kansas e il padre, Barack Hussein Obama Sr., nero come il carbone, proveniente dal Kenya, si incontrarono alle Hawaii, dove nel 1961 nacque Obama.

Presto i genitori divorziarono e Barack rimase con la mamma. Trascorse un periodo a Giacarta e assistette al nuovo matrimonio della madre ed alla nascita della sorella. Poi tornò alle Hawaii. Ma la vita di Obama era segnata da altri orizzonti. E così gli anni dell'università trascorsero all'Occidental College, prima di spostarsi al Columbia College della Columbia University. Là si laureò in scienze politiche, con una specializzazione in relazioni internazionali.

La proprensione alla politica la percepì proprio in questi anni, a contatto con la grande città, con le contraddizioni sociali, stridenti, a volte inaccettabili. A Chicago diresse alcuni progetti non profit a favore dei poveri. Nel 1988, Obama studiò giurisprudenza ad Harvard. Nel febbraio 1990 diventò il primo presidente afroamericano della celebre rivista Harvard Law Review. Si laureò magna cum laude nel 1991 e sposò Michelle nel 1992. In seguito anche lui divenne avvocato. Tornato a Chicago, Obama diresse un movimento per far registrare al voto quanti più  elettori possibili (voter registration drive). Lavorò anche in uno studio legale e  insegnò diritto costituzionale presso la Scuola di legge dell'Università di Chicago.

Lavorare a favore dei poveri gli avrebbe consentito di ottenerne molto consenso, spendibile in modo immediato nella corsa alle posizioni che contavano all'interno del Partito Democratico. Nel 1992 consegnò all'allora candidato alla Casa Bianca, Bill Clinton, almeno 100mila voti nella città di Chicago. Il salto di categoria lo fece nel 1996 con l'elezione al Senato dell'Illinois. Battuta d'arresto nel 2000 quando concorse nelle primarie democratiche dell'Illinois e perse contro un avversario più nero di lui, Bobby Rush, già membro delle Pantere Nere.

Ma l'ascesa irresistibile di Obama si concretizzò nel 2004, quando venne eletto al Senato Federale. Da allora il giovane senatore, al momento l'unico nero a sedere in uno scranno così alto, ha prodotto 105 leggi. Ha appoggiato provvedimenti a favore dell'ambiente ed è stato particolarmente rigido nei confronti dell'immigrazione clandestina. Ha promosso azioni legislative per l'uscita dei soldati americani dall'Iraq.

Da un punto di vista strettamente politico Obama non è un democratico puro, il classico esponente liberal, per intenderci. Spesso, durante la corsa alla nomination democratica, la principale rivale Hillary Clinton lo ha ripetutamente "superato a sinistra". Non è parso determinato come Hillary sulla riforma del sistema sanitario a favore dei ceti più bassi e si è più volte proclamato strenuo difensore del ceto medio. Ma alla fine l'ha spuntata lui, meno concreto ma più affascinante della Clinton. La convention di Denver l'ha incoronato tra i democratici. Il Paese lo ha promosso alla Casa Bianca.