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Chi era Benazir Bhutto

Leader dellʼopposizione aveva 54 anni

Benazir Bhutto, 54 anni, era la figlia primogenita del deposto primo ministro Zulfikar Ali Bhutto e di Begum Nusrat Bhutto (di origini curdo-iraniane).

Il nonno paterno fu Sir Shah Nawaz Bhutto, un Sindhi e figura chiave del movimento indipendentista pakistano. Ha frequentato le scuole in Pakistan e nel 1973 si è laureata in scienze politiche presso l'università statunitense di Harvard.

Successivamente ha perfezionato gli studi a Oxford dove ha conseguito un'altra laurea in politica, filosofia ed economia. Non ancora ventenne, aiutava il padre nel suo lavoro in qualità di assistente. Dopo l'università è tornata in Pakistan e, mentre suo padre veniva assassinato per volere del generale Muhammad Zia-ul-Haq, lei veniva confinata agli arresti domiciliari. 

Nel 1984 le venne permesso di ritornare nel Regno Unito, dove divenne leader in esilio del Partito del Popolo Pakistano (PPP) già presieduto dal padre, ma non riuscì ad avere una sufficiente influenza politica sulla vita politica pakistana fino alla morte di Zia-ul-Haq.

Quando il 16 novembre 1988 si tennero le elezioni ed il PPP ottenne il più ampio numero di seggi per un singolo partito, la Bhutto fu nominata primo ministro il 2 dicembre. E così all'età di trentacinque anni Benazir divenne la persona più giovane ma anche la prima donna a capo del governo di un Paese musulmano in tempi moderni.

Venen destituita nel 1990 dall'allora presidente della Repubblica con accuse di corruzione verso il governo. Nello stesso anno il suo partito perse le elezioni. Per tre anni fu a capo dell'opposizione contro il governo di Nawaz Sharif, finché nel 1993 non si tenne una nuova consultazione che vide la vittoria del PPP:  Benazir Bhutto tornò quindi a essere primo ministro.

Il suo secondo mandato fu nuovamente minato dalle accuse di corruzione, che la portarono a un'altra destituzione nel 1996. Tali accuse non vennero emesse solo in Pakistan, ma anche in Svizzera, Spagna e Gran Bretagna. Incentrate sulle attività imprenditoriali del marito, Asif Ali Zardari, ministro nel suo secondo governo, la posizione che uso' per arricchirsi oltre misura, acquistare proprieta' in tutto il mondo, ed esibirle. Entrambi furono condannati in Pakistan a cinque anni di carcere e al pagamento di una multa di oltre otto milioni di dollari. Il marito rimase in carcere fino al 2004, lei scelse di rimanere all'estero, nonostante la Corte Suprema avesse rovesciato la sentenza. A causa di quest'ultima uscita di scena la Bhutto non potè più ripresentarsi perché una legge stabilisce un massimo di due mandati.

Trascorse così otto anni in esilio volontario tra Dubai e Londra. Il suo ritorno in patria per prepararsi alle elezioni nazionali del 2008, il 18 ottobre 2007, fu funestato da un gravissimo attentato con 138 vittime e almeno 600 feriti. Gran parte delle vittime presenti tra la folla erano membri del suo partito, il PPP. Il giorno seguente l'ex premier ha accusato il governo del presidente Pervez Musharraf di non aver preso provvedimenti preventivi affinché la strage, della quale era stato dato l'allarme da parte dei servizi segreti prima delle esplosioni, fosse scongiurata. 

In mancanza, tra l'altro, di rivendicazioni degli attacchi suicidi, Benazir Bhutto si era detta certa che questi fossero stati opera di un gruppo di matrice talebana e sicuramente anche di un gruppo di seguaci dell'ex dittatore Muhammad Zia-ul-Haq, autore del golpe contro il governo del padre Zulfikar Ali Bhutto.