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Fini convoca ambasciatore Kabul

"Cristiano convertito non deve morire"

ll vice premier e ministro degli Esteri Fini ha chiesto la convocazione dell'ambasciatore dell'Afghanistan a Roma, dopo aver appreso la notizia che un cittadino afghano rischia la pena di morte per essersi convertito al cristianesimo.

L'uomo, 41anni, è sotto processo per apostasia e il rischio della pena capitale risulta in base a un'interpretazione della "sharia". Fini ritiene che la sentenza non verrà eseguita.

Il capo della Farnesina ha dichiarato successivamente: "Ho ragionevoli motivi per dire che non verrà eseguita la sentenza" del cittadino afghano. Intervenuto alla trasmissione di Canale Italia "Il tappeto volante", Fini ha spiegato che, in ogni caso c'era "il dovere di esprimere lo sdegno del governo italiano, pur nel rispetto della Costituzione di quel Paese". E ha quindi ribadito: "Da quello che mi è stato riferito, e non ho motivo per dubitarne, la sentenza di morte non sarà eseguita".

In precedenza il ministro degli Esteri italiano aveva sottolinea che, se le notizie fossero state confermate, l'Italia si sarebbe adoperata portando la questione all'attenzione dei vertici dell'Ue, "per impedire conseguenze incompatibili con la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali".

L'episodio in questione riguarda Abdul Rahman, il 41enne cittadino afgano che è stato incriminato da una corte di Kabul per essersi convertito al cristianesimo e per questo motivo, per apostasia appunto, rischia la pena capitale. Rahman era stato arrestato il mese scorso dopo essere stato accusato dalla sua stessa famiglia di essersi convertito al cristianesimo, secondo quanto riferito dal giudice Ansarullah Mawlavezada. Decisiva la prima udienza del processo, in cui Rahman ha confessato di essersi convertito al cristianesimo 15 anni fa, mentre lavorava come operatore umanitario per un'associazione internazionale cristiana che si dedica al soccorso dei rifugiati afgani a Peshawar, in Pakistan.

Interviene il presidente emerito Francesco Cossiga
"Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, Le scrivo da cittadino e da membro del Parlamento nazionale nella Sua qualità di Capo dell'Esecutivo cui, secondo i principi costituzionali e del nostro ordinamento giuridico militare, spetta il comando politico-militare delle Forze Armate, e vertice del Governo della Repubblica cui spetta l'utilizzazione dello strumento militare nazionale, nel quadro delle direttive del Parlamento e sotto il controllo del Presidente della Repubblica a garanzia della conformità all'ordine costituzionale". 

"Ritengo - scrive - che la stessa partecipazione alla missione Isaf è incompatibile con i valori civili propri della nazione italiana e con i principi della nostra Costituzione. Non è ammissibile che i nostri militari espongano od anche sacrifichino la loro vita per un regime integralista ed illiberale". Né gli Stati Uniti, né l'Unione Europea, né la Nato e neanche eventualmente il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite - sottolinea ancora - ci possono chiedere interventi militari in contrasto con la Costituzione della Repubblica, con i diritti universali dell'uomo e con le tradizioni della nostra Nazione."

"Non sono stato mai pro-sovietico - dice ancora Cossiga -  ma è certo che lungimirante e 'liberale' era stato il governo dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche quando ordinò l'intervento militare e procedette all'assunzione del controllo politico-militare di quel Paese, con una previsione esatta che da esso sarebbe potuta propagarsi l'infezione dell'estremismo islamico che ha portato al terrorismo di Al Qaeda ed all'inquinamento della lotta laica di liberazione dei palestinesi, che ha portato alla vittoria di Hamas contro Al Fatah, e miopi e faziosi gli Stati Uniti d America,l'Occidente e gli stessi partiti comunisti dell'Europa Occidentale che condannarono l'intervento ed al fine costrinsero l'Unione Sovietica al ritiro". 

"Signor Presidente del Consiglio dei Ministri - scrive -  o smentite e date assicurazioni, o via 'ora e subito' dall'Afghanistan e nessuna complicità con un regime d'assassini!"