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Calipari, nessuna traccia di Lozano

Ha venti giorni per presentarsi ai pm

L'obiettivo dei pm romani che indagano sulla morte di Nicola Calipari è quello di riuscire a interrogare, se non proprio incriminare, Mario Lozano, il militare Usa accusato di aver sparato senza giustificazione contro l'auto che riportava in libertà Giuliana Sgrena.

Ora gli sarà notificato l'avviso di chiusura delle indagini: avrà 20 giorni di tempo per proporre le proprie argomentazioni. Ma difficilmente si farà vivo.

Finora, però, le autorità americane hanno negato ai giudici la possibilità di parlare con Lozano. Invano finora la Procura di Roma ha chiesto di poter ascoltare con rogatoria internazionale il marine al quale è stato contestato dall'Autorità giudiziaria italiana d'aver sparato non per legittima difesa, ma per uccidere.

Quella che Lozano si presenterà per proporre le proprie argomentazioni è una prospettiva difficilmente ipotizzabile visto che fino ad ora né le autorità Usa, interpellate tramite rogatoria internazionale, né lo stesso Lozano, il quale avrà certamente saputo dai media di essere sotto inchiesta a Roma, si sono mai fatti vivi con gli inquirenti romani.

Pur prendendo atto del persistente silenzio delle autorità Usa, per le quali il caso Calipari è da considerare chiuso alla luce delle conclusioni raggiunte dalla commissione congiunta, i magistrati romani del pool antiterrorismo, i pm Franco Ionta, Pietro Saviotti ed Erminio Amelio, hanno ritenuto di depositare gli atti, mettendoli a disposizione delle parti, passo che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio anche se chi indaga sa benissimo che Lozano non sarà mai messo a disposizione dell'autorità giudiziaria italiana.

Gli Usa non solo non hanno mai risposto alle varie rogatorie inoltrate dalla procura ma potrebbero sempre far scattare la riserva di giurisdizione che impedisce che propri soldati vengano giudicati da tribunali stranieri.