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Innocenti in fuga da vedove nere

Le donne cercano di esplodere con loro

Seminudi e scalzi, con rivoli di sangue che tingono di rosso le mutande, a digiuno da tre giorni: sono fuggiti così dai loro carnefici i bambini della scuola di Beslan.

A rincorrerli, a sparare sulla loro innoncenza infantile le "streghe" in nero del commando. Le donne hanno tentato di inseguirne qualcuno per farsi saltare in aria assieme a loro, senza riuscirci.

Da tre giorni venivano tenuti ammucchiati in una palestra soffocante senza mangiare né bere. E poi, liberati dalle teste di cuoio, corrono verso il cordone di Omon, le forze speciali, che li carica sui mezzi e li porta lontano.

La confusione è tanta, tra piccoli che piangono e che vengono abbracciati da parenti o soldati, altri feriti che vengono trasportati in barelle per ricevere le prime cure. E tutti che si gettano letteralmente sulle bottiglie d'acqua fornite dai soccorritori.

Nella loro mente rimarrà indelebile il ricordo delle "vedove in nero" che hanno cercato di abbracciarli nel loro progetto di morte, senza riuscirci. Due di queste donne hanno tentato fino all'ultimo di portare con se' in un'unica esplosione quei bambini in fuga, inseguendoli all'esterno dell'edificio scolastico. Ma non ci sono riuscite, e hanno rapidamente abbandonato le vesti scure per bianchi camici, forse divise da infermiere. Un elicottero cerca di raggiungerle con raffiche di colpi. Forse sono riuscite a sfuggire.