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La nuova impresa degli "Alfa"

Chi sono le "teste di cuoio" russe

Nel 1974, quando il capo del Kgb decise la sua creazione, venne chiamato semplicemente "Gruppo A".

Ma a dispetto del nome (successivamente trasformato in "Alfa"), è una delle squadre antiterrorismo più preparate del mondo: nei quasi trent'anni di vita ha preso parte praticamente a tutte le operazioni riguardanti il salvataggio di ostaggi nell'Unione Sovietica prima e nella Federazione russa poi. Ed è entrata in azione anche a Mosca.

Del "Gruppo Alfa" fanno parte quasi cinquecento uomini superaddestrati, 200 permanentemente a Mosca e gli altri 300 dislocati in diverse località della Federazione russa, soprattutto Krasnodar ed Ekaterinburg. Gli "Alfa" sono l'élite degli Spetsnaz, che a loro volta sono il non plus ultra di tutti i soldati dell'ex Unione Sovietica. Insomma, sono il meglio del meglio, e oltre ai gruppi da combattimento comprendono sommozzatori, esperti di esplosivi, scalatori, cecchini, esperti in negoziazione, analisti e psicologi.

La fama degli "Alfa" inizia in Afghanistan il 27 dicembre 1979, con l'assalto al palazzo presidenziale (il Dar-ul-aman) di Kabul, presidiato da decine di soldati afghani. Una piccola squadra di appena 25 uomini dell'"Alfa" riesce a penetrare nel palazzo e a uccidere il presidente Amin.

A Sarapul, il 17 dicembre 1981, due militari impazzini prendono in ostaggio 25 studenti e si asserragliano all'interno della scuola. Intervengono gli "Alfa", che liberano gli ostaggi senza sparare un solo colpo.

A Ilya Ufa, il 20 settembre 1986, tre soldati assaltano un aereo con a bordo 76 passeggeri e 5 membri dell'equipaggio appena atterrato all'aeroporto della città. Durante l'assalto viene ucciso un passeggero: subito viene richiesto l'intervento delle squadre speciali. Dopo aver addormentato i sequestratori con un narcotico somministrato grazie all'aiuto di una hostess, i militari entrano nell'aereo e, dopo un breve scontro a fuoco, uccidono uno dei tre criminali liberando gli ostaggi.

A Budyonnovsk, il 17 giugno 1995, il primo fallimento delle squadre speciali. Un gruppo di separatisti ceceni fa irruzione in un ospedale, prendendo circa tremila ostaggi: gli "Alfa" assaltano la struttura, ma tre di loro restano uccisi e 24 feriti. L'esito dell'intervento è disastroso: i morti, alla fine, sono un centinaio. Dopo giorni di negoziati, il governo russo assicura un salvacondotto ai guerriglieri, che possono fare ritorno in Cecenia.

Tra il 9 e il 15 gennaio 1996 a Kisljar, nel nord del Daghestan, il disastro. I terroristi ceceni prendono in ostaggio tremila persone e si barricano nell'ospedale della città, chiedendo il ritiro delle truppe russa dalla Cecenia. Dopo aver ottenuto un salvacondotto, abbandonano Kisljar, portando con sé un centinaio di ostaggi a bordo di undici autobus. Nella località di Pjervomajskoje, al confine con la Cecenia, il convoglio si blocca e i ceceni chiedono garanzie supplementari. Dopo vari giorni di negoziato, le autorità chiedono l'intervento degli "Alpha": 200 persone restano uccise.