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Ostaggio ucciso: padre accusa Usa

"Hanno creato condizioni assassinio"

Dure accuse del padre di Nick Berg, l'ostaggio decapitato in Iraq da un gruppo terrorista affiliato ad Al Qaeda, all'esercito e all'amministrazione americana.

L'uomo sostiene infatti che suo figlio sarebbe forse ancora in vita se non fosse stato arrestato dalle autorità americane in Iraq. Il padre, Michael, accusa il governo americano di aver creato le circostanze che hanno condotto alla morte di Nick Berg.

Secondo quanto raccontato dall'uomo, Nick Berg, un commerciante di 26 anni di Filadelfia, aveva detto ai suoi genitori il 24 marzo che sarebbe rientrato negli Stati Uniti il 30 marzo. Lo stesso giorno era stato però arrestato dalla polizia irachena a un posto di controllo a Mosul (nel nord). Consegnato alle autorità americane, è stato tenuto in stato di detenzione per tredici giorni.

Agenti dell'Fbi hanno reso visita alla famiglia Berg il 31 marzo per chiedere conferma dell'identità del loro figlio. Il 5 aprile i Berg hanno denunciato il caso a un tribunale federale di Filadelfia, sostenendo che il loro figlio era detenuto illegalmente dall'esercito americano. Nick Berg è stato liberato il giorno seguente. Poi il rapimento e la decapitazione, fino alla scoperta, sabato scorso, del cadavere. Di qui le accuse del padre del ragazzo contro il governo americano, reo di aver creato le circostanze che hanno condotto alla morte di Nick Berg: "Penso che molte persone ne hanno abbastanza della assenza di diritti civili che questa cosa (la guerra) ha causato" ha dichiarato il padre di Nick, che ha aggiunto: "Non penso che questa amministrazione rispetti la democrazia".