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Islam, rivolta anti-Italia in Libia

La polizia spara su folla: 11 i morti

17 Feb 2006 - 20:24

Feriti e vittime a Bengasi, in Libia, in una manifestazione di protesta davanti al consolato italiano. La polizia libica, intervenuta per disperdere la folla, ha sparato uccidendo almeno 11 persone e ferendone altre 55. Alla base della protesta l'iniziativa del ministro Calderoli di indossare una maglietta anti-Islam. I sei italiani che si trovavano nel consolato stanno tutti bene. Potenziati i controlli su tutte le ambasciate italiane

I dimostranti sono arrivati a centinaia poco prima delle 17 davanti al consolato e hanno rotto il cordone di polizia che lo proteggeva, hanno dato fuoco a quattro automobili tra cui quella del console generale Giovanni Pirrello. I dimostranti hanno spaccato i vetri di molte stanze del piano terra, tentando di gettarvi dentro latte di benzina. La folla ha anche tentato di forzare la porta d'ingresso senza riuscirci.

La polizia libica ha messo in salvo il console e tutto il personale e li ha portati in un albergo: tra gli italiani non ci sono vittime, ma "tra i manifestanti ci sono molti morti", ha aggiunto il testimone rimasto dentro i locali. Dopo la protesta, isposto dall'intelligence e anti-terrorismo l'immediato potenziamento della vigilanza nelle sedi istituzionali in Italia, comprese quelle di partiti politici, e nei consolati italiani all'estero.

IL CONSOLE: "E' STATO TERRIBILE"
"Di venerdi, i nostri uffici erano chiusi, e io ero in residenza, ma quando ho saputo della manifestazione ho deciso di andare in consolato per presidiarlo, mia moglie ha voluto seguirmi e sono venuti anche un cancelliere e altri collaboratori", racconta il console Pirrello. "Li abbiamo visti arrivare, erano centinaia, forse un migliaio. Gli agenti che presidiavano il consolato hanno lanciato candelotti lacrimogeni, hanno sparato, hanno persino scagliato sassi contro la folla di dimostranti, li hanno caricati come hanno potuto ma sono stati sopraffatti dal numero e per un paio d'ore i manifestanti hanno avuto campo libero". Dapprima inneggiando ad Allah, poi scandendo slogan contro l'Italia, i manifestanti hanno dato fuoco a quattro automobili nel parcheggio accanto al consolato, tra cui quella di Pirrello (c'e' rimasta la cenere, aggiunge al telefono la moglie Silvana). Hanno distrutto la garitta, e per una buona mezz'ora, forse di piu', hanno tentato di sfondare la porta del consolato, "con un ariete o forse una trave", continua il console che ha seguito la devastazione dall'alto del terrazzo, dove ha persino scattato delle foto malgrado i sassi arrivassero anche lì, a 20 metri d'altezza. Non sono riusciti a sfondare il portone fortunatamente protetto dall'interno da due grosse sbarre, ma vi hanno appiccato il fuoco, e c'è stato anche "un principio di incendio in una stanza d'angolo che e' stato subito spento".

La polizia è riuscita a mettere in salvo il console e gli altri portandoli in un posto sicuro dove probabilmente passeranno la notte, e nel consolato e' rimasto solo l'autista che vive lì "

Un pomeriggio spaventoso, abbiamo davvero temuto per la nostra pelle, tra gli spari, quelli che tentavano di entrare. E oggi e' venerdi' 17!", aggiunge la signora Pirrello che ricorda come il 5 febbraio almeno 600 persone hanno partecipato ad un cocktail per il vernissage di una mostra di artisti italiani e libici, sotto i portici del consolato, "in perfetta armonia".

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