Sarebbero tutti nelle mani di Al Qaeda
Ci sarebbero anche altri 10 cittadini stranieri in Iraq, nelle mani del gruppo islamico legato ad Al Qaeda che ha rapito e minacciato di decapitazione un sudcoreano. Ad annunciarlo alle agenzie di stampa è stato il capo della compagnia Arab Trading, l'azienda per la quale Kim Sun-il lavorava vicino a Falluja.
Kim Chun-ho, presidente della Gana General Trading, ha detto alla Yonhap che un
impiegato della società mandato a negoziare con i sequestratori a Falluja, ha visto con Kim Sun Il circa dieci stranieri sequestrati. Tra questi, un giornalista europeo, alcuni dipendenti della Kellog Brown and Root (KBR), compagnia di costruzioni affiliata al colosso petrolifero americano Halliburton.
Torna quindi altissima la tensione in Iraq sulla vicenda degli ostaggi civili stranieri in mano ai miliziani. Non può non tornare alla mente la terribile uccisione dell'americano Berg, del nostro Fabrizio Quattrocchi e delle altre vittime, solo in Iraq, dei guerriglieri fedeli a Saddam e legati ad Al Qaeda.
Il viceministro sudcoreano agli Affari Esteri ha dichiarato che non c'è alcun cambiamento nella posizione di Seoul nell'inviare truppe in Iraq. Questo nonostante il rapimento di un sudcoreano nel Paese mediorientale. "Il presidente Roh ha dato istruzioni al governo di incrementare gli sforzi per spiegare al popolo iracheno che la Corea del Sud sta inviando truppe in Iraq non per partecipare ad atti ostili contro l'Iraq, ma per collaborare alla ricostruzione" dice il comunicato presidenziale.
Intanto gli Stati Uniti hanno chiesto la liberazione immediata dell'ostaggio sudcoreano. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Richard Boucher, ricordando che gli Usa "condannano il rapimento di civili innocenti", ha indicato che il segretario di Stato Colin Powell ha parlato il suo collega sudcoreano Ban Ki- moon e che Washington "ha l'intenzione di assistere i coreani in tutte le maniere possibili".