"Ha offeso la nostra dignità"
Finisce in tribunale lo scontro tra il commissario della Croce Rossa, Maurizio Scelli, e Emergency sulla vicenda relativa alla liberazione in Iraq degli ostaggi italiani: l'associazioni di Gino Strada ha incaricato i legali di "tutelarne la dignità giudiziaria " riguardo alle dichiarazioni di Scelli. Tra le frasi incriminate: "Quale cognizione di causa possono avere i rappresentanti di Emergency che sono scappati al primo scoppio di mortaretti?".
"Agire in giudizio nei confronti di una persona fisica - precisa Emergency - non si configura in nessuna forma come atto ostile o conflittuale nei confronti della Croce Rossa Italiana, della quale il Signor Maurizio Scelli è Commissario straordinario". L'associazione poi ricorda che "il personale di Emergency opera dal 1995 in Iraq, dove è giunto ed è rimasto ininterrottamente a proprio pericolo e senza la protezione di alcun apparato militare, curando oltre 300 mila persone anche nei contesti dei violentissimi combattimenti che hanno avuto luogo nel Nord del Paese negli anni tra il 1995 e il 1999".
"Il personale di Emergency, durante la guerra in Iraq nell'aprile 2003 - aggiunge l' associazione - ha percorso 550 chilometri mentre erano in corso i bombardamenti, con un convoglio che recava 30 tonnellate di aiuti consegnati all' ospedale di Karbala e all'ospedale Al Kindi di Baghdad, al quale ha portato da Sulaimaniya 45.000 litri di gasolio per i generatori del reparto di chirurgia; negli stessi giorni il personale di Emergency ha trasferito feriti dalla zona di guerra per operarli negli ospedali di Emergency a Sulaimaniya ed Erbil. Piu' recentemente, il 7 maggio 2004, il personale di Emergency nel corso di combattimenti, ha rifornito di cibo, acqua e generi di prima necessità la popolazione di Falluja, con un convoglio formato da 10 Tir, raggiungendo ripetutamente Falluja anche nei giorni successivi per fornire l'ospedale della città di medicinali e materiali sanitari. In queste come in tutte le analoghe occasioni, il personale di Emergency viaggia con mezzi civili, non 'assistiti' da mezzi militari o da scorte armate".
Emergency, inoltre, ricorda che nello scorso mese di maggio propri rappresentanti "hanno lasciato Baghdad per raggiungere gli ospedali dell' associazione, prima a Sulaimaniya e successivamente a Erbil, non per partecipare a convegni, ma per svolgere attività mediche e chirurgiche. Da Amman, tappa obbligata per chi viaggia verso Baghdad, sono transitati all' andata e al ritorno. "Non è mai accaduto, né in Iraq né altrove - conclude l' associazione - che il personale di Emergency fuggisse in presenza di bombardamenti; è al contrario documentabilissimo che in siffatte circostanze ha intensificato la propria presenza, talvolta restando la sola organizzazione con personale internazionale presente 'sul campo' ".