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Agliana: "Trattati come bestie"

Stefio: "Ci hanno tenuti in cattività"

10 Giu 2004 - 11:44

Salvatore Stefio, uno dei tre ostaggi liberati, racconta alcuni dettagli della lunga prigionia in Iraq:"Eravamo in stato di cattività, eravamo in ambienti molto ristretti detenuti in ambienti poco igienici, piccoli e con delle manette". Maurizio Agliana, in una conferenza stampa a Prato, ha aggiunto che i carcerieri hanno girato 5 video su di loro. Maurizio ha detto che con Stefio e Cupertino andranno sulla tomba del compagno ucciso Fabrizio Quattrocchi.

Girati 5 video dai carcerieri
In una conferenza stampa all'Hotel Datini di Prato, Maurizio Agliana ha dichiarato che il gruppo dei quattro italiani è stato rapito il 12 aprile, cioè il Lunedì di Pasqua, quando stavano tornando a casa, e che i carcerieri hanno girato cinque video dei sequestrati. "Ci hanno detto cosa dovevamo fare e cosa dovevamo dire - racconta Maurizio - ma non come dovevamo mangiare. Per il resto - prosegue Maurizio Agliana - ci tenevano sdraiati e incatenati. Ci davano da mangiare riso e carne di pollo ma soltanto per le riprese tv, poi tutto scompariva". Con i carcerieri, ha proseguito Agliana, si parlava in inglese. E in una di queste conversazioni i sequestratori hanno detto "Il vostro governo non fa niente per voi". Sul motivo del rapimento, Maurizio ha dichiarato: "Penso che siamo stati rapiti per essere merce di scambio". Rispondendo a una domanda su eventuali strumentalizzazioni politiche della vicenda sua e degli altri ostaggi italiani, Agliana ha affermato: "Ognuno ha le sue bandiere, io ho il tricolore". Il giovane non ha voluto parlare di politica.

Sulle condizioni della detenzione, poco prima era intervenuta Antonella Agliana. Riferendo le parole del fratello Maurizio, la donna ha detto: "Non hanno mai ricevuto botte ma sono sempre stati tenuti un po' come bestie". "Sono stati tenuti malissimo - ha continuato la sorella di Agliana - sempre sdraiati a terra e sempre con le manette. Per qualche giorno sono anche stati rinchiusi in un bagno di due metri e tutti e tre dovevano fare lì i loro bisogni".

"Eravamo in ambienti molto ristretti - ha raccontato a sua volta Salvatore Stefio, affacciato dal balcone della sua casa a Catenanuova - detenuti in stato di forte cattività: ambienti poco igienici, piccoli e noi sempre con delle manette ai polsi". L' ex ostaggio non ha voluto fornire ulteriori particolari perché, ha spiegato, "tutto è coperto dal segreto istruttorio, ne riparleremo quando l'inchiesta si sarà conclusa". Incalzato dalle domande ha però aggiunto che sia lui che i suoi due compagni di prigionia non sapevano della morte di Fabrizio Quattrocchi. "La notizia ufficiale - ha spiegato - l'abbiamo avuta dall'ambasciata subito dopo la nostra liberazione. Noi - ha aggiunto - abbiamo avuto sempre la speranza di essere liberati, ma non sapevamo che cosa accadesse fuori perché i nostri sequestratori non ci dicevano nulla, quindi non sapevamo neppure di presunte trattative e di tutto quello che accadeva in Italia". Sulla morte di Quattrocchi Maurizio Agliana ha riferito che i carcerieri dissero che probabilmente era stato liberato. I tre rilasciati hanno espresso l'intenzione di recarsi sulla tomba del compagno e a visitare i suoi familiari: "Con Stefio e Cupertino ci ritroveremo presto per cenare, parlare e soprattutto fare un viaggio insieme a Genova" ha aggiunto Agliana. "Nel mio lavoro è contemplata anche la morte. Io lo svolgo a 360 gradi e voglio continuare a farlo". ha detto ancora Maurizio. "Facciamo una professione seria - ha sottolineato - riconosciuta in tutto il mondo, non quella che è stata descritta finora".


"Con i sequestratori si parlava anche di calcio" ha detto poi Stefio. "Non abbiamo mai fatto nomi di giocatori o di squadre. Erano appassionati di calcio e ci dicevano che erano dispiaciuti perché questa disciplina sportiva non ha un seguito nel loro Paese. Quello del calcio è uno dei tanti argomenti di conversazione che abbiamo avuto con loro, ma senza parlare mai né del sequestro né di cose importanti".

Una festa in piena regola con musica, trampolieri, animatori, clown, striscioni colorati e una torta con la scritta "Ben tornato" è stato il modo con cui Sammichele Di Bari, 7000 anime nel sud-est barese, ha accolto il ritorno a casa di Umberto Cupertino mercoledì sera. L'ex ostaggio italiano per quasi due mesi nelle mani dei guerriglieri iracheni, è arrivato verso le 23. "Sono a casa, sono a casa, sono a casa", sono state le prime parole pronunciate. Protetto dalle Forze dell'Ordine è riuscito infine a entrare in casa. Dopo qualche minuto si è affacciato al balcone, al piano rialzato, dal quale pendeva ancora la bandiera della pace che a un certo punto del lungo periodo di prigionia i suoi familiari avevano appeso. "Grazie alle Forze dell'Alleanza che ci hanno liberato - ha detto ancora confuso ma felice. "E' stata una liberazione lampo. Grazie a tutto il paese di Sammichele. Sentivo che mi era vicino. Grazie alle istituzioni. Sono stati giorni di terrore e di angoscia. Ora finalmente sono a casa".

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