I testimoni temono ritorsioni
Il processo a Saddam Hussein è in difficoltà. A sostenerlo è il quotidiano britannico Times secondo il quale mancherebbero i testimoni disposti a riferire le atrocità commesse sotto il suo regime. Nessuno sarebbe infatti disposto ad andare in tribunale per paura di ritorsioni da parte dei fedelissimi del rais ancora in libertà in Iraq. Dei 40 esponenti del regime arrestati finora nessuno si è ancora detto disposto a collaborare con l'accusa.
L'accusa ha incontrato diversi problemi anche a trovare documenti scritti che provino che Saddam abbia personalmente ordinato atrocità durante gli anni del suo regime. E' stato raccolto molto materiale, ma per via del complicato sistema di comando del regime, attraverso cui le decisioni venivano delegate ai livelli inferiori, sembra essere difficile riuscire a provare la responsabilità diretta del dittatore. Gli stessi problemi sono emersi durante l'apertura dei procedimenti giudiziari contro l'ex dittatore serbo Slobodan Milosevic, il cui processo è ancora in corso al Tribunale penale internazionale all'Aja. Per cercare di sbloccare la situazione, gli inquirenti stanno pensando ora di mettere a punto un programma di protezione del tutto simile a quello offerto dalla Nazioni Unite nell'ex Yugoslavia. I nomi dei testimoni verrebbero rivelati soltanto ai giudici, al pubblico ministero e alla difesa, garantendo quindi un certo "anonimato" a chi sarà disposto ad andare in tribunale. Ann Clwyd, parlamentare britannica che per sette anni ha diretto un'associazione che raccoglie testimonianze per crimini di guerra, si dice comunque sicura che il processo contro Saddam avrà luogo, nonostante queste difficoltà.