L'esplosione vicino alla centrale piazza Sassine in una zona a maggioranza cristiana
© Afp
Una forte esplosione nel centro di Beirut ha causato la morte di almeno otto persone. Stando ad Al Jazeera e ai media libanesi un'autobomba è esplosa nel quartiere a maggioranza cristiana di al Ashafryeh, vicino a piazza Sassine, causando anche il ferimento di un'ottantina di persone. Nella parte orientale della capitale il traffico è paralizzato. Le ambulanze sono subito accorse sul posto.
Nella zona colpita ha sede il quartier generale del partito ultra-nazionalista della Falange. Secondo l'agenzia di stampa Nna l'esplosione, provocata da un'autobomba, ha semidistrutto due edifici residenziali, mentre in un terzo si è sviluppato un incendio. Numerosi i veicoli in fiamme con il fumo che si è propagato in tutta la zona. La stessa agenzia riporta la richiesta urgente da parte di ospedali locali di donazioni di sangue.
Nell'attentato ucciso il capo dell'intelligence libanese
Secondo Al Jazeera nell'attentato dinamitardo è stato ucciso il generale Wissam al Hasan, capo del servizio informazione della polizia libanese. Le sue indagini portarono all'arresto dell'ex ministro dell'Informazione, Michel Samaha. Molto vicino al presidente siriano Assad, Samaha confessò di aver pianificato attentati contro personalità anti-siriane in Libano tra cui il patriarca cristiano maronita Al Rai.
Ex premier libanese: "C'è Assad dietro attentato"
L'ex primo ministro libanese, Saad Hariri, leader della coalizione politica Movimento Futuro, ha descritto l'attentato che ha colpito questo pomeriggio Beirut come un atto di "terrorismo". "Questo vigliacco attacco terroristico - ha detto il politico sunnita anti-siriano in un comunicato - è un attacco a tutto il Libano e a tutti i libanesi". Hariri ha quindi puntato il dito contro il regime siriano: "C'è Assad dietro a questo attentato".
Il governo siriano ha condannato con forza il sanguinoso attentato dinamitardo. "Si tratta di un attacco terroristico ingiustificabile", ha commentato Umran al Zobi, ministro dell'informazione e portavoce del governo di Damasco.