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Tabloidgate, James Murdoch al Parlamento
"Non fui informato, non ho mentito"

Il figlio del magnate dei Media ha risposto così alle domande sullo scandalo intercettazioni

Da video

James Murdoch ha deposto alla commissione del parlamento britannico che sta indagando sullo scandalo delle intercettazioni.

Il figlio di Rupert Murdoch, presidente di News International, ha risposto per la seconda volta alla Camera dei Comuni ad alcune domande riguardanti il celebre tabloid-gate dopo che sono emerse una serie di contraddizioni rispetto a quanto aveva dichiarato in estate. Le intercettazioni ottenute illegalmente, infatti, risalgono al periodo durante il quale James Murdoch, figlio di Rupert, ha ricoperto l'incarico di presidente esecutivo della società editrice del News of the World, la News International di proprietà del padre.

"Non fui informato", così James Murdoch, il 38enne figlio del magnate australiano Rupert, ha ribadito la linea di difesa già utilizzata nella precedente audizione di luglio.
Sulla reale portata delle azioni illegali commesse dal News of The World  ha poi detto: "Noi dobbiamo fidarci del personale esecutivo, è impossibile entrare in ogni dettaglio", ha sottolineato Murdoch jr, puntando il dito contro le omissioni dei suoi sottoposti. "Era compito del direttore editoriale chiarire le cose e mettermi a conoscenza dell'accaduto", ha proseguito. "Non mi furono mostrate prove né mi vennero comunicati sospetti di pratiche scorrette e diffuse". Il riferimento è alla cosiddetta “Neville email” che proverebbe la reale dimensione degli hackeraggi compiuti dal tabloid.

James Murdoch ha sempre negato di aver visionato questa mail ma la sua testimonianza era stata contraddetta durante l'estate dall'ex direttore del domenicale, Colin Myler, e dal legale rappresentante, Tom Crone, per i quali l'email gli fu mostrata in un incontro nel 2008. Secondo James sarebbero loro gli unici ad aver mentito alla commissione, mentre lui continua a professarsi innocente con un secco: "non ho mentito”.

Di fronte alla Commissione Media, Cultura e Sport, il delfino del magnate australiano ha anche fatto un mea culpa sulla linea difensiva aggressiva tenuta dalla compagnia, che è "umiliata" per quanto accaduto.

L'intera vicenda risale al Luglio scorso quando il settimana di proprietà del gruppo di Rupert Murdoch ha chiuso in seguito alle accuse che tacciavano lui e la sua redazione di aver ottenuto illegalmente alcune intercettazioni, pagando la polizia per avere informazioni e assoldando veri e propri detective per pedinare le celebrità o hackerare i telefonini per ascoltare le conversazioni delle famiglie delle vittime del 7 luglio 2005 a Londra e dei soldati inglesi in missione in Iraq e Afghanistan. Tale condotta ha portato ad un'ondata di forti critiche nei confronti del tabloid da parte dell'opinione pubblica britannica e ha fatto si che venisse aperta un'inchiesta su Murdoch, suo figlio James e Rebekah Brooks tutti e tre ritenuti responsabili.

Tra le ultime indiscrezioni emerse c'è quella che vede il principe William e altre decine di celebrità nel mirino della redazione pedinate dal detective Derek Webb. Inoltre, il quotidiano The Guardian ha recentemente rivelato che il News of the World ingaggiò un investigatore privato perché seguisse due degli avvocati delle vittime delle intercettazioni illegali, parte di un'operazione che mirava a costringerli a desistere dall'incarico.