Zurigo conferma l'assistenza al suicidio
Svizzera, al referendum via libera al "turismo della morte" anche per i non residenti
Gli abitanti del cantone di Zurigo, il più popoloso della Svizzera, hanno votato a larga maggioranza per mantenere l'assistenza al suicidio, anche per i non residenti.
Secondo le proiezioni della televisione svizzera, la proposta di proibire l'eutanasia nel Paese ha registrato solo il 15% dei consensi. L'ipotesi invece di limitarla soltanto ai residenti, invitando i cittadini a dire "no al turismo della morte", ha ottenuto il 20%.
Il quesito presentato dall'Unione democratica federale (Udf, di ispirazione cristiana) chiedeva al Parlamento svizzero di rendere punibile qualsiasi forma di istigazione e di aiuto al
suicidio, mentre quello avanzato dal Partito Evangelico proponeva di porre fine al 'turismo della morte', limitando l'assistenza al suicidio a chi risiede nel cantone da almeno
dieci anni.
Ogni anno circa 200 persone ricorrono alla morte assistita in Svizzera, dove il suicidio assistito è consentito dal 1941 a condizione che non sia legato ad alcun motivo egoistico ed è
ammesso solo in modo passivo, cioè procurando ad una persona i mezzi per suicidarsi, ma non aiutandola a farlo. In Svizzera si registrano in media 1.400 suicidi all'anno, pari al 2,2% del totale dei decessi.
Secondo le cifre fornite dall'associazione Dignitas, l'unica
in Svizzera ad assistere cittadini stranieri candidati al
suicidio, l'organizzazione ha accompagnato dal 2010 un totale di
1.138 persone, di cui 592 provenienti dalla Germania, 118 dalla
Svizzera, 102 dalla Francia, 19 dall'Italia, 18 dagli Stati
Uniti e 16 dalla Spagna.