Videogiochi: piccoli pazienti sconfiggono l'isolamento grazie alla realtà aumentata
Nasce il progetto "Doorways", realizzato dai neo-diplomati dellʼIED di Milano per regalare ai giovani degenti della Clinica Pediatrica De Marchi del Policlinico di Milano una piacevole fuga dalla realtà
Nei mesi passati, l'esperienza del Covid-19 ci ha insegnato cosa significa vivere segregati dalla realtà, specie quando si tratta di persone con patologie che ne mettono a rischio la vita. In primis, molti piccoli pazienti oncologici che sono ospiti di diverse strutture in tutto il paese, che spesso non hanno modo di avere contatti con il mondo esterno. Proprio a loro è dedicato il progetto di tesi Doorways, sviluppato dai neo-diplomati dell'IED (Istituto Europeo del Design) di Milano, che ha creato una sorta di gioco da tavolo in realtà aumentata. Il gioco è stato realizzato grazie alla collaborazione con la Fondazione milanese G. e D. De Marchi Onlus, da sempre attiva nella lotta ai tumori infantili e alle emopatie.
Il progetto è molto più di un semplice videogame, dato che si presenta come una valigetta dotata di tutti gli strumenti che servono a svolgere specifiche missioni in quattro mondi, e che ha le sembianze di un gioco dell'oca la cui pedina è rappresentata dal personaggio del gigante buono Fantaso. Ogni mondo è racchiuso all'interno di una casella, e grazie a un'app su dispositivi mobile la realtà aumentata permetterà ai piccoli giocatori di visualizzare gli elementi specifici di quel mondo. I personaggi del gioco sono stati creati grazie ai disegni dei piccoli pazienti e doppiati grazie alla collaborazione con l'ADAP (Associazione Doppiatori Attori Pubblicitari).
Nonostante l'emergenza Covid-19, il progetto Doorways è stato portato a compimento. Il primo obiettivo era infatti quello di riprodurre il giardino della Fondazione grazie alla realtà aumentata, al fine di "creare un gioco che andasse a intrattenere i pazienti senza portarli ad isolarsi completamente dal mondo reale, ma al contrario inducendoli a stare all’aria aperta e a conoscere altri bambini". Stando a quanto raccontato dal gruppo di neo-designer autori del progetto, la realtà aumentata è stata preferita alla VR (realtà virtuale) in quanto "si presentava come la tecnologia più adatta a sfruttare e valorizzare lo spazio offerto dalla clinica".
"La collaborazione con gli studenti IED è riuscita ad andare decisamente oltre le nostre aspettative, creando uno strumento capace di portare in ogni singola stanza importantissimi momenti di fuga e spensieratezza, proprio laddove ve ne è più bisogno", commenta Francesco Iandola, direttore esecutivo di Fondazione G. e D. De Marchi ONLUS. "È bello vedere come una sinergia inaspettata tra due eccellenze milanesi, attive sul fronte della cura dei bambini e nel design, sia riuscita a realizzare uno strumento così innovativo e utile per i bimbi più in difficoltà".
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