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Ugo La Pietra a Annotazioni d'arte

Le strutturazioni tissurali a Milano

06 Nov 2009 - 19:52

Ugo La Pietra
“Le strutturazioni tissurali”
il segno randomico 1964/65

ANNOTAZIONI d’ARTE
Via degli Elemosinieri 5 – 20127 Milano

«(…) fin dall’inizio degli anni Sessanta i segni trasformano in visualizzazioni immediate fenomeni inerenti all’organizzazione spaziale urbana che si traducono in ritmo, regolare ripetitivo monotono, incapace di corrispondere alla natura dell’immaginario, piuttosto orientato a incasellare, imbrigliare in sistemi omologati e omologanti i comportamenti umani.
Come nelle tele punzonate di Castellani, nelle Strutturazioni tissurali di metacrilato di Ugo La Pietra, vere e proprie mappe di cosmi dalla pelle scabra e inveduta, s’insinua sempre una smagliatura che rompe la coesione del tessuto, una discontinuità nel territorio. (…)»

Con queste parole Elisabetta Longari nel testo introduttivo al catalogo, pone l’accento sulla ricerca artistica di La Pietra sviluppata attorno alla teoria del Sistema Disequilibrante che in questa mostra raccoglie una trentina di opere (alcune di grande formato e altre di media e piccola dimensione) realizzate a metà degli Sessanta su diversi supporti (metacrilato, tela, carta).

Ugo La Pietra, dopo le esperienze segniche con il Gruppo del Cenobio (1962-63 con A. Ferrari, A. Verga, A. Vermi, E. Sordini) e quelle della Lepre Lunare (1964 con V. Orsenigo), a metà degli anni Sessanta esplora il tema degli “elementi di disturbo all’interno della base programmata” con una serie di opere sia pittoriche (tele e disegni) che realizzate su metacrilato trasparente,
Queste ricerche visive sono chiaramente riferibili alla sua teoria “traducibilità dei nessi intercorrenti all’interno di una struttura urbana in visualizzazioni spaziali” (ed. Ares, 1966) in cui l’artista descrive con molti esempi come è possibile leggere la struttura urbana usando la tecnica delle visualizzazioni alla macroscala “attraverso elementi formali ridotti e piccoli elementi: punti”.
Gillo Dorfles, in una mostra di La Pietra alla Galleria Cenobio di Milano del 1965, utilizzava per la prima volta il termine randomico: “la programmazione delle aree strutturali nelle opere di Ugo La Pietra è di tipo randomico, provvista cioè di un alto quoziente di randomicità, di azzardo”.
Anche Germano Celant, nella presentazione della mostra di Ugo La Pietra allo Studio 2B di Bergamo nel 1967 parla di “un’apertura problematica sul tema della tessitura in cui è dato di notare la presenza di un disturbo, sorta di noise informazionale; un disturbo evidentemente non di ordine irrazionale ma programmatico, un dato di fatto che mira a porre l’accento sul disordine connesso al lento e graduale mutamento dell’aspetto della realtà visuale”.

Le opere esposte in questa mostra sono quindi la testimonianza di una ricerca su cui La Pietra fonderà successivamente la teoria del Sistema Disequilibrante, teoria che utilizzerà proprio elementi di disturbo per evidenziare (decodificare) le rigidità sociali e ambientali della struttura urbana.
Una teoria che rappresenta ancora oggi uno dei contributi più originali all’arte concettuale e all’architettura radicale della seconda metà degli anni Sessanta.

Biografia

Artista, architetto, designer e ricercatore nella grande area dei sistemi di comunicazione, sviluppa dal 1962 un’attività tendente alla chiarificazione del rapporto “individuo-ambiente”. Dal 1960 attraversa diverse correnti artistiche (“arte segnica”, “arte concettuale”, “arte ambientale”, “arte nel sociale”, “narrative art”, “cinema d’artista”, “nuova scrittura”, “extra media”, “neo-eclettismo”, architettura e design radicale) e promuove gruppi di ricerca (Gruppo del Cenobio, Gruppo La Lepre Lunare, Gruppo Design Radicale, Global Tools, Cooperativa Maroncelli)
Negli anni Sessanta sviluppa un’intensa attività sperimentale, che si concretizzò nelle teorie del “Sistema disequilibrante”, un contributo originale e personale al design radicale europeo.
Comunica le sue ricerche attraverso opere e  mostre: invitato a realizzare ambienti sperimentali nel 1968 alla Triennale di Milano e nel 1972 al Museum of Modern Art di New York per la mostra “Italy. The New Domestic Landscape”, è stato anche curatore della Sezione Audiovisiva alla Triennale di Milano del 1981, della mostra “Cronografie” alla Biennale di Venezia del 1992, della Sezione “Naturale-Virtuale” alla Triennale di Milano del 1996.
Ha diretto le riviste: In, Progettare Inpiù, Brera Flash, Fascicolo, Area, Abitare con Arte; attualmente dirige la rivista Artigianato tra Arte e Design.
E’ stato redattore di settore delle riviste Domus, D’ARS e AU.
Vincitore del 1° premio al Festival del Cinema di Nancy nel 1975 e del Premio Compasso d’Oro nel 1979, del 2° Premio al Concorso per il Parco Urbano ex Manifattura Tabacchi a Bologna nel 1985 e selezionato per il 1° grado al Concorso per la ristrutturazione delle Colonne di S. Lorenzo a Milano.
Dal 1985 ha organizzato mostre e seminari, portando la cultura del progetto all’interno di diverse aree artigiane. Ha realizzato più di 900 mostre personali e collettive in Gallerie d’Arte e Musei in Italia e all’estero dal 1962 ad oggi.
Fin dagli anni Settanta ha svolto attività didattica in numerose Facoltà di Architettura e Scuole di Design e dal 2000 al 2005 ha coordinato il Dipartimento "Progettazione Artistica per l’Impresa", da lui fondato, all’Accademia di Belle Arti di Brera.

Testo storico di Gillo Dorfles

[…] Già in alcuni dei suoi primi esperimenti – ancora imparentati con pittura e scultura tradizionalmente intese – La Pietra aveva – in parte istintivamente – inserito la presenza di elementi di “disturbo” che alteravano la regolare struttura dell’oggetto (del dipinto, della costruzione plastica) conferendogli quel tanto di indeterminatezza che, tutto sommato è alla base d’ogni autentica creazione artistica.
La nota, mai abbastanza ripetuta, frase di Ruskin: “all beautiful lines are drawn under mathematical laws organically transgressed” può, a questo proposito, essere ripetuta per i tentativi di L.P.; soprattutto per quelli realizzati in seguito: questa volta non più con materiali tradizionali ma con materiali acrilici, con resine sintetiche, dove l’apparente sottomissione e leggi di simmetria, ordine, euritmia, equilibrio, erano invece turbate, intenzionalmente, da un costante fattore di disordine, di assimetria, di disequilibrio: dove, come abbi a scrivere un paio di anni or sono, “la programmazione (era) d’un tipo randomico, provvista cioè di un alto quoziente di randomità, di azzardo”.
Ritengo che questa volontà di associare programmazione e aleatorietà, equilibrio e squilibrio, sia un momento importante, non solo per l’operazione artistica di L.P. ma per tutta l’attuale situazione epocale
.[…]

Gillo Dorfles, da “Il sistema disequilibrante”, ed. Toselli 1967/70

 

Testo storico di Germano Celant

[…] Tra le ricerche che rivelano una nuova dimensione operativa e una apertura problematica sul tema della tessitura si sono venute segnalando in questi anni le opere di Ugo La Pietra, in cui è dato notare la presenza di un disturbo, sorta di noise infromazionale definito da Dorfles a carattere “randomico”, che viene a sovrapporsi o a deformare la struttura percettiva.
Un disturbo evidentemente non di ordine irrazionale, ma programmatico, un dato di fatto che mira a porre l’accento sul disordine connesso al lento e graduale mutamento dell’aspetto della realtà visuale.
L’ipotesi tissurale di La Pietra non risponde infatti ad uno schema matematico, non si instaura come assioma, definito attraverso uno schema rigoroso e “astratto”, ma si propone come campo aperto alla varietà infinita dei fenomeni possibili, in funzione delle probabilità degli errori progettuali, di misurazione e produzione.
Un’operazione, la sua, all’interno della stessa problematica dell’arte programmata, che tende a focalizzare l’integrazione tra fatto “asserito” visualmente e le circostanze ambigue in cui avviene l’asserzione.
Una “relatività tissurale” che si allontana dall’unidirezionalità di una ricerca tesa a conoscere solo un'unica soluzione progettuale per offrire una percezione attestante la disponibilità del processo visuale.
Un “essere” in diversi modi percettivi contemporaneamente e quindi un significare secondo il “naturale” attuarsi del procedimento della ricerca di strutture primarie, inteso come “campo” in cui si svolge un “accentramento” delle componenti fondamentali di qualsiasi struttura complessa, compresa quella “urbana”, e un decentramento di segni elementari per dimostrare la loro disponibilità a diventare strutture complesse, ampliabili e deformabili con successivo sviluppo dl passaggio del progetto a produzione.
[…]

Germano Celant
Presentazione della mostra “Strutturazioni tissurali”, Studio 2B. Bergamo, 1967

PROGETTO DI Riccardo Zelatore

CATALOGO CON TESTO DI Elisabetta Longari

UFFICIO STAMPA Cristina Pariset
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Orari: tutti i giorni 16.00 – 19.30; lunedì, sabato e festivi esclusi – INGRESSO LIBERO

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