Le strutturazioni tissurali a Milano
Ugo La Pietra
Le strutturazioni tissurali
il segno randomico 1964/65
ANNOTAZIONI dARTE
Via degli Elemosinieri 5 20127 Milano
«(
) fin dallinizio degli anni Sessanta i segni trasformano in visualizzazioni immediate fenomeni inerenti allorganizzazione spaziale urbana che si traducono in ritmo, regolare ripetitivo monotono, incapace di corrispondere alla natura dellimmaginario, piuttosto orientato a incasellare, imbrigliare in sistemi omologati e omologanti i comportamenti umani.
Come nelle tele punzonate di Castellani, nelle Strutturazioni tissurali di metacrilato di Ugo La Pietra, vere e proprie mappe di cosmi dalla pelle scabra e inveduta, sinsinua sempre una smagliatura che rompe la coesione del tessuto, una discontinuità nel territorio. (
)»
Con queste parole Elisabetta Longari nel testo introduttivo al catalogo, pone laccento sulla ricerca artistica di La Pietra sviluppata attorno alla teoria del Sistema Disequilibrante che in questa mostra raccoglie una trentina di opere (alcune di grande formato e altre di media e piccola dimensione) realizzate a metà degli Sessanta su diversi supporti (metacrilato, tela, carta).
Ugo La Pietra, dopo le esperienze segniche con il Gruppo del Cenobio (1962-63 con A. Ferrari, A. Verga, A. Vermi, E. Sordini) e quelle della Lepre Lunare (1964 con V. Orsenigo), a metà degli anni Sessanta esplora il tema degli elementi di disturbo allinterno della base programmata con una serie di opere sia pittoriche (tele e disegni) che realizzate su metacrilato trasparente,
Queste ricerche visive sono chiaramente riferibili alla sua teoria traducibilità dei nessi intercorrenti allinterno di una struttura urbana in visualizzazioni spaziali (ed. Ares, 1966) in cui lartista descrive con molti esempi come è possibile leggere la struttura urbana usando la tecnica delle visualizzazioni alla macroscala attraverso elementi formali ridotti e piccoli elementi: punti.
Gillo Dorfles, in una mostra di La Pietra alla Galleria Cenobio di Milano del 1965, utilizzava per la prima volta il termine randomico: la programmazione delle aree strutturali nelle opere di Ugo La Pietra è di tipo randomico, provvista cioè di un alto quoziente di randomicità, di azzardo.
Anche Germano Celant, nella presentazione della mostra di Ugo La Pietra allo Studio 2B di Bergamo nel 1967 parla di unapertura problematica sul tema della tessitura in cui è dato di notare la presenza di un disturbo, sorta di noise informazionale; un disturbo evidentemente non di ordine irrazionale ma programmatico, un dato di fatto che mira a porre laccento sul disordine connesso al lento e graduale mutamento dellaspetto della realtà visuale.
Le opere esposte in questa mostra sono quindi la testimonianza di una ricerca su cui La Pietra fonderà successivamente la teoria del Sistema Disequilibrante, teoria che utilizzerà proprio elementi di disturbo per evidenziare (decodificare) le rigidità sociali e ambientali della struttura urbana.
Una teoria che rappresenta ancora oggi uno dei contributi più originali allarte concettuale e allarchitettura radicale della seconda metà degli anni Sessanta.
Biografia
Artista, architetto, designer e ricercatore nella grande area dei sistemi di comunicazione, sviluppa dal 1962 unattività tendente alla chiarificazione del rapporto individuo-ambiente. Dal 1960 attraversa diverse correnti artistiche (arte segnica, arte concettuale, arte ambientale, arte nel sociale, narrative art, cinema dartista, nuova scrittura, extra media, neo-eclettismo, architettura e design radicale) e promuove gruppi di ricerca (Gruppo del Cenobio, Gruppo La Lepre Lunare, Gruppo Design Radicale, Global Tools, Cooperativa Maroncelli)
Negli anni Sessanta sviluppa unintensa attività sperimentale, che si concretizzò nelle teorie del Sistema disequilibrante, un contributo originale e personale al design radicale europeo.
Comunica le sue ricerche attraverso opere e mostre: invitato a realizzare ambienti sperimentali nel 1968 alla Triennale di Milano e nel 1972 al Museum of Modern Art di New York per la mostra Italy. The New Domestic Landscape, è stato anche curatore della Sezione Audiovisiva alla Triennale di Milano del 1981, della mostra Cronografie alla Biennale di Venezia del 1992, della Sezione Naturale-Virtuale alla Triennale di Milano del 1996.
Ha diretto le riviste: In, Progettare Inpiù, Brera Flash, Fascicolo, Area, Abitare con Arte; attualmente dirige la rivista Artigianato tra Arte e Design.
E stato redattore di settore delle riviste Domus, DARS e AU.
Vincitore del 1° premio al Festival del Cinema di Nancy nel 1975 e del Premio Compasso dOro nel 1979, del 2° Premio al Concorso per il Parco Urbano ex Manifattura Tabacchi a Bologna nel 1985 e selezionato per il 1° grado al Concorso per la ristrutturazione delle Colonne di S. Lorenzo a Milano.
Dal 1985 ha organizzato mostre e seminari, portando la cultura del progetto allinterno di diverse aree artigiane. Ha realizzato più di 900 mostre personali e collettive in Gallerie dArte e Musei in Italia e allestero dal 1962 ad oggi.
Fin dagli anni Settanta ha svolto attività didattica in numerose Facoltà di Architettura e Scuole di Design e dal 2000 al 2005 ha coordinato il Dipartimento "Progettazione Artistica per lImpresa", da lui fondato, allAccademia di Belle Arti di Brera.
Testo storico di Gillo Dorfles
[
] Già in alcuni dei suoi primi esperimenti ancora imparentati con pittura e scultura tradizionalmente intese La Pietra aveva in parte istintivamente inserito la presenza di elementi di disturbo che alteravano la regolare struttura delloggetto (del dipinto, della costruzione plastica) conferendogli quel tanto di indeterminatezza che, tutto sommato è alla base dogni autentica creazione artistica.
La nota, mai abbastanza ripetuta, frase di Ruskin: all beautiful lines are drawn under mathematical laws organically transgressed può, a questo proposito, essere ripetuta per i tentativi di L.P.; soprattutto per quelli realizzati in seguito: questa volta non più con materiali tradizionali ma con materiali acrilici, con resine sintetiche, dove lapparente sottomissione e leggi di simmetria, ordine, euritmia, equilibrio, erano invece turbate, intenzionalmente, da un costante fattore di disordine, di assimetria, di disequilibrio: dove, come abbi a scrivere un paio di anni or sono, la programmazione (era) dun tipo randomico, provvista cioè di un alto quoziente di randomità, di azzardo.
Ritengo che questa volontà di associare programmazione e aleatorietà, equilibrio e squilibrio, sia un momento importante, non solo per loperazione artistica di L.P. ma per tutta lattuale situazione epocale.[
]
Gillo Dorfles, da Il sistema disequilibrante, ed. Toselli 1967/70
Testo storico di Germano Celant
[
] Tra le ricerche che rivelano una nuova dimensione operativa e una apertura problematica sul tema della tessitura si sono venute segnalando in questi anni le opere di Ugo La Pietra, in cui è dato notare la presenza di un disturbo, sorta di noise infromazionale definito da Dorfles a carattere randomico, che viene a sovrapporsi o a deformare la struttura percettiva.
Un disturbo evidentemente non di ordine irrazionale, ma programmatico, un dato di fatto che mira a porre laccento sul disordine connesso al lento e graduale mutamento dellaspetto della realtà visuale.
Lipotesi tissurale di La Pietra non risponde infatti ad uno schema matematico, non si instaura come assioma, definito attraverso uno schema rigoroso e astratto, ma si propone come campo aperto alla varietà infinita dei fenomeni possibili, in funzione delle probabilità degli errori progettuali, di misurazione e produzione.
Unoperazione, la sua, allinterno della stessa problematica dellarte programmata, che tende a focalizzare lintegrazione tra fatto asserito visualmente e le circostanze ambigue in cui avviene lasserzione.
Una relatività tissurale che si allontana dallunidirezionalità di una ricerca tesa a conoscere solo un'unica soluzione progettuale per offrire una percezione attestante la disponibilità del processo visuale.
Un essere in diversi modi percettivi contemporaneamente e quindi un significare secondo il naturale attuarsi del procedimento della ricerca di strutture primarie, inteso come campo in cui si svolge un accentramento delle componenti fondamentali di qualsiasi struttura complessa, compresa quella urbana, e un decentramento di segni elementari per dimostrare la loro disponibilità a diventare strutture complesse, ampliabili e deformabili con successivo sviluppo dl passaggio del progetto a produzione.[
]
Germano Celant
Presentazione della mostra Strutturazioni tissurali, Studio 2B. Bergamo, 1967
PROGETTO DI Riccardo Zelatore
CATALOGO CON TESTO DI Elisabetta Longari
UFFICIO STAMPA Cristina Pariset
Tel. +39 024812584 - fax +39 024812486 - mobile +39 3485109589
e-mail: cristina.pariset@libero.it
Orari: tutti i giorni 16.00 19.30; lunedì, sabato e festivi esclusi INGRESSO LIBERO
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