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Il nudo rivoluzionario di Newton

A Palazzo Reale "Sex and Landscapes"

13 Feb 2006 - 13:33

E' la donna l'eterna musa di Helmut Newton, oggetto di puro desiderio o carne pulsante in forme perfette. Donna forte, cosciente del suo infinito potere seduttivo e del suo ruolo di cacciatrice, capace di intrappolare l'uomo in un gioco raffinato di mistero ed erotismo, che può sfociare spesso in sadomasochismo e feticismo. Ed è la donna la protagonista principale della mostra, "Sex and Landscapes", dal 23 febbraio al 3 giugno al Palazzo Reale di Milano, che Comune di Milano, Assessorato alla Cultura e lAssessorato Moda, Turismo e Tempo Libero, dedicano ad un grande genio della fotografia: Helmut Newton.

Corpi di donna la cui femminilità è un manifesto di erotismo. Seduzione. Libertinaggio d'arte. Libertà. Ingenuità: questo è stato ed è ancora Helmut Newton, morto a Los Angeles nel 2003 a ottantatre anni, dopo essersi guadagnato una grande fama lavorando per l’affascinante e conturbante mondo della moda. Non solo un fotografo quindi, un rivoluzionario piuttosto, perchè le sue immagini hanno cambiato definitivamente la fotografia del fashion system.

“In fotografia ci sono due parole volgari:", scriveva Newton, "la prima è arte, la seconda è buon gusto. La bellezza è intelligenza. E il fascino non ha nulla a che fare con il denaro.” Questo il manifesto rivoluzionario del grande fotografo tedesco/australiano, questo il messaggio dei 90 scatti esposti a Milano.
Donne forti, tra eros e provocazione, gioco e mistero, glamour e fashion, sadomasochismo e feticismo, sullo sfondo di scenari urbani e stilizzati, interni asettici o barocchi e pareti nude; ma anche lune che si specchiano nel mare, orizzonti desertici, paesaggi. La mostra ripercorre questo accattivante mondo newtoniano quindi attraverso i più celebri scatti di nudi e corpi femminili, ma non solo.

Al di là delle produzioni per la moda e per la pubblicità, Helmut Newton viaggiava costantemente con la sua macchina fotografica, registrando le immagini di tutto ciò che lo affascinava: interni, scenari urbani, marine, paesaggi, edifici entrano così a far parte del prezioso patrimonio lasciato in eredità dal grande fotografo.

L’esposizione indaga anche questo aspetto più intimo ma meno noto di Newton, offrendo al visitatore inconsueti scatti di marine cupe e minacciose, onde fragorose, lunghe strade che corrono all’infinito, palazzi enigmatici, vedute aeree e insoliti paesaggi. Ne scaturisce un affascinate percorso che alterna immagini di forte erotismo voyeuristico a vedute di paesaggi nati dalla più profonda intimità di Helmut Newton e trasformati con la sua arma più forte: l’obiettivo fotografico.

Così descrive il fotografo June Newton, la moglie amatissima che divise con lui tutta la vita diventandone essa stessa grande interprete con lo pseudonimo di Alice Springs. "Non volle mai definirsi un artista. Preferiva definirsi un mercenario che affittava il suo talento a chi pagava di più". Quando, sedicenne, fuggito dalla Germania nazista per salvarsi dalle persecuzioni razziali, cominciò a lavorare in Australia come fotografo, decise di accettare qualsiasi lavoro per guadagnare quanto serviva per vivere. "Scattavo foto ovunque", racconta Newton nella sua autobiografia, "ma non ho mai pensato che il mio lavoro fosse una forma d'arte. In ogni caso volevo prostituire questo talento che mi era stato dato".

Newton accettava la realtà ma solo per renderla sogno: fu questa, estesa alla costante sessuale espressa in forme crudeli, ossessive, quasi riti trasgressivi, una delle chiavi del suo successo.

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